Il “caso” Telegram è uno dei piu’ emblematici per capire le opportunità, ma anche le distorsioni e le ambiguità che le nuove tecnologie offrono riguardo alla privacy e alla libertà finanziaria delle persone.

Telegram è indubbiamente l’unico fra i grandi social a garantire ancora un livello elevato di privacy.

Diversamente dalle altre app di messaggistica sociale, Telegram dà priorità alla privacy, con funzionalità come messaggi “a scomparsa” e la possibilità di usare i nomi utente al posto dei numeri di telefono. Gli utenti possono persino creare chat segrete che non possono essere individuate, dando così il controllo sulle conversazioni.

Non stupisce quindi che la quasi totalità dei canali di informazione indipendenti oggi viaggiano su questo medium.

Bisogna però sempre tenere presente che si tratta di un sistema centralizzato, cioè controllato dai suoi fondatori, i due fratelli di origine russa Nikolai e Pavel Durov, le cui opinioni personali, le cui esigenze di profitto e le inevitabili negoziazioni con entità regolatorie influenzano la tenuta di questa privacy.

Dei due fratelli, Nikolai è il genio che sviluppa in concreto tutti gli strumenti e le funzionalità di Telegram, mentre è Pavel che detta le politiche di questo servizio. Quindi vale la pena tracciare un brevissimo ritratto di quest’ultimo, per cogliere tutte le sfumature gestionali, ideologiche ed economiche che stanno dietro a questo, come a tutti gli altri social, e che normalmente non sono note agli utenti.

Come sempre nei nostri articoli, noi non prendiamo posizioni politiche, quindi mi limito a descrivere oggettivamente il pensiero e l’azione di Pavel senza giudicare.

Dal punto di vista ideologico, se cosi’ possiamo dire, Pavel è un libertario convinto, quindi un fautore della privacy e della libertà individuale.

D’altra parte, però, Pavel è principalmente un imprenditore. E come tale ha necessità di fare parte di una rete sociale che protegga e faccia sviluppare i suoi affari.

Nel capitalismo moderno, l’accumulazione del capitale non è piu’ un’impresa solitaria e individualistica (se mai lo è stata in passato), ma viene preferibilmente subordinata a un quadro di riferimento sociale che fornisca una giustificazione morale, un modello di sviluppo e una capacità di negoziazione politica al singolo imprenditore.

Ai nostri tempi, il quadro di riferimento piu’ importante per molti imprenditori è senz’altro quello del World Economic Forum, che raccoglie politici, imprenditori, intellettuali, economisti, ecc., non necessariamente portatori delle stesse ideologie o degli stessi ruoli sociali.

Uno dei fattori (non certo l’unico) del successo del World Economic Forum è la semplicità della sua proposta ideologica, basata su temi molto generali (il clima, il gender, ecc.), che permette ai suoi membri di farne parte senza entrare in conflitto con i diversi ruoli e le svariate idee personali che essi professano all’esterno.

Questa genericità ideologica ha comunque i suoi limiti e non è certo un passpartout sociale che dia una completa impunità alle aziende e le attività dei suoi membri.

Le normali frizioni tra pubblico e privato o tra autorità regolatorie e imprenditori sono sempre possibili, anche per chi fa parte di questo “club”.

Pavel Durov ad esempio, pur essendo uno dei paladini del “club”, ha dovuto sostenere nel 2019 uno storico contenzioso legale con la SEC americana, a causa del lancio di GRAM, una criptovaluta della nuova blockchain di Telegram chiamata TON.
E qui veniamo all’argomento principale di questo articolo

La causa con la SEC non riguardava tanto GRAM in sè, ma la sua vendita attraverso una ICO, ritenuta illegale in quanto Gram non era stata preventivamente registrata alla SEC come titolo scambiabile.

Nel 2020 Durov patteggiò una multa salata e la restituzione dei proventi dell’ICO ai suoi sfortunati partecipanti.

Il giudice inoltre stabili’ che Durov avrebbe dovuto informare la SEC nel caso gli fosse venuto in mente di lanciare qualche nuova criptovaluta, ma solo fino a una scadenza temporale definita, ossia tre anni.

Ora, nel 2023, appunto dopo i tre anni stabiliti, cosa ha fatto Durov? Ha lanciato una nuova criptovaluta, di cui parleremo qui di seguito…

La nuova cripto si chiama Toncoin (TON) e funge da moneta di scambio per usufruire delle decine e decine di funzionalità che stanno fiorendo su Telegram.

Di recente, ad esempio, Telegram ha aggiunto una nuova funzionalità che consente agli utenti di acquistare spazi pubblicitari utilizzando TON e trattenere il 50% delle entrate pubblicitarie generate dai loro canali, che complessivamente vantano oltre un trilione di visualizzazioni mensili.

Questo modello di condivisione delle entrate rappresenta un punto di svolta, offrendo ai creatori un modo tangibile per trarre vantaggio dal successo della piattaforma ed è in netto contrasto con le altre principali app di messaggistica e persino con le piattaforme di social media, che in quanto a monetizzazione delle loro attività sono all’età della pietra, per non parlare dell’integrazione delle criptovalute nei loro sistemi.

Inoltre, sulla rete TON si stanno costruendo promettenti applicazioni decentralizzate, come W3BFLIX, un servizio di streaming e una piattaforma di crowdfunding cinematografico con l’obiettivo di diventare il Netflix di Telegram.

Man mano che l’ecosistema di Telegram fiorisce e si impone come un immenso universo parallelo fra il suo quasi miliardo di utenti attivi mensili, Toncoin è ben posizionata per diventare un attore importante e permanente nel mercato delle altcoin.

Ma, ecco forse il passo piu’ lungo della gamba che a un certo punto potrebbe rimettere Telegram e la sua blockchain nel mirino dei regolatori…

Di recente, Durov ha inserito nella sua blockchain una ben nota cripto, anzi una stablecoin: nientemeno che USDT.

Questa implementazione consente facili e istantanei pagamenti transfrontalieri gratuiti in dollari, cioè in USDT, all’interno delle chat.

Comprensibilmente, questa possibilità sta già attirando un numero spropositato di utenti.

Infatti, in meno di un mese dal lancio, gli USDT circolanti su Toncoin hanno già raggiunto i 200 milioni di dollari…
…Si tratta perciò del lancio a crescita piu’ rapida nella storia di USDT.

E considerando che USDT è praticamente il “dollar standard” del sistema cripto globale, cioè, detto in una sola frase, la valuta su cui si regge tutto il mercato cripto, le dimensioni di questo flusso di capitali potrebbero raggiungere velocemente il livello al quale attireranno l’attenzione, non solo dei regolatori americani e dell’Unione Europea (che, ricordiamolo, tenta di mettere al bando USDT fra i paesi membri), ma anche delle grandi banche sistemiche che, come spiegato in questo articolo, sono impegnate in una guerra senza esclusioni di colpi col fintech per la conquista del traffico dei pagamenti digitali del futuro.

A questo punto l’establishment si troverebbe di fronte a un dilemma.

Da un lato, Telegram, per la sua enorme diffusione e la sua facilità d’uso, sarebbe uno strumento eccezionale per il progetto di dollarizzazione digitale americano che, come ormai è sempre piu’ evidente, dovrà appoggiarsi ai privati e non a qualche struttura governativa centrale in stile cinese.

Dall’altro però, la possibilità di pagamento istantaneo tra account quasi del tutto anonimi, come sono quelli tipici di Telegram, viene vista come una minaccia alle capacità di controllo delle élites sulle transazioni. E questo, in una “economia di guerra”, è semplicemente inammissibile…

Come andrà a finire questa volta?

Il governo americano riuscirà a imporre una riduzione della privacy su queste transazioni?

L’Unione Europea metterà al bando Telegram?

La risposta non è semplice.

Solo il tempo potrà darci delle risposte.

Nel frattempo però, teniamo presente queste criticità quando consideriamo TON come possibilità di investimento.

Dal punto di vista economico, TON diventerà la moneta di scambio di decine di servizi utilizzati da milioni di persone. Quindi si tratta dell’investimento del secolo, per chi investe nel mondo cripto.

I possibili attacchi politici su Telegram o su Pavel Durov d’altra parte, potrebbero provocare notevoli periodi ribassisti su questa valuta.

Personalmente, quando la politica ci si mette di mezzo, rinuncio all’investimento. Ma si tratta di un’opinione strettamente personale…