Nel mio articolo di dicembre, che riprendeva un tema già trattato a novembre scorso, prevedevo che gli attesi rialzi dei tassi d’interesse della Federal Reserve non ci sarebbero stati.
L’articolo era apparso nel momento in cui la Federal Reserve aveva alzato di poco i tassi d’interesse dei suoi bond a breve termine, facendo pensare ad alcuni analisti che quello sarebbe stato il primo di una serie di ulteriori rialzi programmati.
Il mio articolo al contrario ribadiva la tesi già trattata a novembre, con la quale affermavo che quel modesto rialzo dei bond a breve non si sarebbe ripercosso sui tassi dei bond a 10 anni e che anzi, la Fed avrebbe dovuto prima o poi abbassare quei tassi per far fronte a qualche criticità della borsa o dell’economia reale.
Puntualmente la settimana scorsa abbiamo visto un ribasso dei bond USA (Treasuries a 10 anni) sotto il 2%.
Un’altra previsione che si è avverata la settimana scorsa, a stretto giro questa volta, riguarda il ribasso del petrolio.
Nel mio articolo del 12 gennaio avevo ipotizzato che il ribasso finora raggiunto dal greggio non era ancora, come alcuni ipotizzavano, il minimo definitivo, ma ce ne sarebbero stati altri nel breve.
Infatti, dopo l’ulteriore, per alcuni inatteso, ribasso di due settimane fa, l’etf che avevo suggerito per cavalcare questo ribasso di breve ora guadagna oltre 6 punti percentuali (nonostante l’effimero rialzo del fine settimana scorso).
Ribadisco che il ribasso durerà solo nel breve-medio termine e che la tesi degli analisti rialzisti non è affatto sbagliata nelle sue linee generali: il petrolio dovrà davvero rialzarsi, prima o poi. Ma non lo farà oggi…
Infine, spulciando ancora nei miei vecchi articoli, ho ritrovato questo qui di ottobre che contiene molti importanti indicatori che consentono, con una chiarezza oggi ancora più necessaria, di districarsi nelle giravolte della borsa americana di questi ultimi tempi.
La situazione della borsa USA è davvero molto complicata, anche perché viene inevitabilmente influenzata da ulteriori complicazioni derivanti dalle altre borse mondiali, ma mi sembra che quegli indicatori siano ancora validi oggi.
L’idea di fondo di quell’articolo, secondo cui a partire da ottobre si dovevano sfruttare i rialzi di breve per vendere il più possibile per far fronte ai consistenti ribassi successivi che ci sarebbero stati, si è dimostrata valida.
Anche il quadro generale ancora rialzista della borsa USA mi sembra ancora valido, purché lo si consideri esattamente come veniva raffigurato in quell’articolo: come cioè una situazione ormai compromessa nella sua integrità e nella quale ci sarebbero stati ribassi molto profondi e periodi di indecisione molto lunghi.
In definitiva, volendo fare un bilancio di questi primi mesi di uscita della mia nuova newsletter Segnali di Borsa, devo dire che la scelta di utilizzare nuovi, aggiornatissimi indicatori e strumenti per analizzare i mercati, assieme allo sforzo compiuto dal mio team per interpretarli si sta dimostrando valida.
Questo mi incoraggia a proseguire con fiducia e speranza per le prospettive future.
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Alla tua prosperità!
Paolo Rebuffo