Mentre i media e i social cosiddetti “specializzati” continuano a pubblicare le infinite (e inutili) sfaccettature del caso FTX, noi iniziamo quasi a sentirci “obbligati” a coprire il vuoto di notizie sui fondamentali del settore, lasciato scoperto da questi media a danno dei lettori e degli investitori cripto.
Pur non essendo “specializzati” in criptovalute, trattiamo spesso argomenti cripto, perché siamo convinti che per prendere corrette decisioni di investimento nell’azionario, nostro campo di interesse, si debba sempre avere una visione complessiva dell’economia in tutti i suoi settori, quindi anche delle cripto.
Se poi i nostri articoli riempiono anche il vuoto lasciato dai cosiddetti “esperti” e quindi siano di aiuto agli investitori del mondo cripto, tanto meglio.
In questo articolo affrontero’ un tema che fino a poco tempo fa molti analisti, me compreso, non avrebbero considerato degno di far parte delle analisi di economia fondamentale nel mondo della blockchain, ossia gli NFT.
Per prima cosa quindi devo ammettere che gli ultimi sviluppi degli NFT sembrano suggerire che, al contrario di quanto pensavo (e quanto pensano tuttora diversi esperti del settore), siamo forse di fronte ai primi passi di una nuova importante frontiera della blockchain.
Spesso gli inizi di importanti sviluppi macroeconomici sembrano delle semplici manie o mode passeggere. Basti pensare ai primi anni di bitcoin.
All’epoca c’era molto scetticismo nei confronti di bitcoin e, naturalmente, il prezzo di questa valuta era estremamente volatile.
Nei suoi primi anni di vita, bitcoin raggiunse un picco di circa $ 1.000 alla fine del 2013 per poi scendere a $ 200 nel 2015, dando cosi’ lo spunto ai vari “esperti” dell’epoca di diffondere affermazioni drastiche, del tipo: “bitcoin è finito”.
Gli NFT si trovano ora in una situazione simile, soprattutto perché è solo negli ultimi due anni che l’industria ha iniziato a pensare seriamente a come applicare questa tecnologia.
Fondamentalmente, gli NFT sono certificati digitali di proprietà. Mostrano che una risorsa unica, che si tratti di un’opera d’arte digitale, un oggetto in un videogioco, un biglietto per un evento o una risorsa del mondo reale, appartiene a una sola persona specifica.
Gli NFT sono versioni intelligenti, sicure e trasferibili di cose che usiamo e di cui abbiamo bisogno.
E finora l’industria della blockchain ha solo scalfito la superficie della quantità di “cose” che gli NFT possono gestire.
Qui pero’ mi concentrero’ su un aspetto “sociologico” finora poco considerato, ma suscettibile di sviluppi imprevedibili (sviluppi, secondo me, squisitamente “macroeconomici”, come si vedrà qui di seguito…).
All’inizio di questo mese, il Wall Street Journal ha pubblicato un pezzo dal titolo: “I ragazzini sono stufi dei contanti”, nel quale si raccontava che, secondo le ultime rilevazioni, i giovani apprezzano e usano sempre meno le valute tradizionali, in quanto sono sempre piu’ coinvolti in ambienti e situazioni virtuali, come ad esempio i giochi del tipo Roblox o V-Bucks, dove l’uso di monete digitali per acquistare oggetti virtuali da utilizzare nei videogiochi è massiccio.
Per i più giovani, i beni fisici che si trovano sullo scaffale di un supermercato hanno ormai lo stesso valore di un oggetto virtuale di qualsiasi tipo. Anzi, sempre più spesso le giovani generazioni apprezzano gli oggetti virtuali quanto o più degli oggetti fisici.
Per loro, un capo di abbigliamento virtuale è tanto desiderabile quanto quello reale. L’aspetto che hanno online o in un gioco, quello che possono fare con i loro personaggi/avatar è spesso molto più importante di come appaiono nella vita reale (IRL).
Questa tendenza socio-generazionale ha naturalmente una importanza decisiva per i possibili campi di applicazione degli NFT, che servono appunto a far diventare “virtuale” e scambiabile digitalmente qualsiasi oggetto o bene esistente sul pianeta.
Un cambiamento cosi’ drastico del comportamento sociale, se è legato a una determinata industria o tecnologia, non puo’ che aprire nuovi aspetti macroeconomici nel quadro complessivo della società. Aspetti che dovremo tenere sempre piu’ in considerazione in futuro.
Finisco poi con una nota piu’ a breve termine…
Non tutti si sono accorti che Uniswap ha aperto una nuova finestra sulla sua piattaforma, da dove si ha accesso al mercato degli NFT listati su OpenSea.
L’esperienza utente offerta da Uniswap per comprare e scambiare NFT è molto semplice e abbastanza simile a quella di OpenSea.
Ma utilizzando Uniswap come router, gli utenti ottengono vantaggi che non hanno con Opensea, cioè:
• Accesso al 35% in più di inserzioni rispetto a quelle presenti su Opensea.
• Risparmio di $ 572 sui prezzi iniziali medi per i migliori progetti.
• Tariffe del gas fino al 15% più convenienti.
• Codice front-end di origine che può essere ispezionato dal pubblico.
Tutto questo potrebbe porre Uniswap al centro di questa nuova tendenza, almeno per un po’.
Gli NFT sono stati la più grande fonte di nuovi coin nell’ultimo anno. E ora, Uniswap è pronto a fare la parte del leone in questo nuovo business.
A sua volta, mi aspetto che questo nuovo motore di ricerca NFT offerto da Uniswap faciliti ulteriormente l’uso di questi asset, provocando un sensibile cambiamento nel modo e nella frequenza con cui gli NFT vengono acquistati e scambiati; e, in ultima analisi, nella diffusione sempre piu’ capillare degli NFT fra la popolazione globale (e quindi, nella trasformazione delle valute digitali in una abitudine di massa).
Ricordiamocene, quando il nuovo ciclo rialzista delle criptovalute farà nuovamente focalizzare l’attenzione su questa industria.