Abbiamo piu’ volte detto che il fattore che influenza piu’ di ogni altro l’andamento degli asset speculativi, dalle borse alle criptovalute, è la liquidità globale circolante.

Il grafico qui sotto, che rappresenta la relazione tra bitcoin (curva rossa) e la liquidità globale (curva nera), lo dimostra in modo inequivocabile:

Dal momento che la maggior parte di questa liquidità globale è espressa in dollari, gli importanti cambiamenti nel modo in cui questi dollari vengono gestiti, sia dalla Federal reserve che dalle banche centrali degli altri paesi, determina in modo diretto e immediato i trend a medio e lungo termine di tutti gli asset speculativi.

Negli ultimi 20 anni, fino al 2021, la liquidità in dollari veniva immessa nell’economia principalmente mediante i ben noti programmi di allentamento monetario della Federal Reserve.

Nel corso degli anni, tutti i mercati speculativi si sono tarati su questo tipo di gestione che comportava lunghe fasi di rilascio costante e programmato di liquidità alternate a brevi pause e rallentamenti.

Il rilascio avveniva sia mediante riduzione dei tassi d’interesse, sia con l’acquisto, da parte della Fed, di titoli di stato USA in cambio di dollari cash che venivano rilasciati nel sistema (il cosiddetto QT).

Tuttavia, a partire dal 2023, questo sistema molto semplice di trasferimento della liquidità è definitivamente tramontato, anche se i mercati non lo hanno ancora capito e continuano a dipendere, almeno nei trend di breve, dalle decisioni di natura monetaria che la Federal Reserve annuncia piu’ volte durante l’anno.

Il fatto che la Fed non effettui piu’ questi cicli di allentamento monetario, non vuol dire però che la liquidità in dollari circoli di meno nel sistema. Al contrario, il mondo continua ad avere costante bisogno di liquidità e trova modi alternativi per procurarsela.

Come la Fed continua a immettere liquidità in modo nascosto

Nel 2024 la Fed ha immesso liquidità in modi diversi dal solito, ad esempio:

  • riducendo i requisiti di liquidità richiesti alle banche a copertura dei loro bilanci (permettendo cosi’ alle banche di usare piu’ titoli di stato per i prestiti alle imprese e quindi di aumentare i dollari circolanti).
  • Immettendo direttamente liquidità nel mercato repo (il mercato nel quale le banche si prestano denaro per riequilibrare i loro bilanci a fine giornata).

C’è poi il Tesoro degli Stati Uniti, che durante tutto il periodo in cui la Federal Reserve ha ritirato circa un trilione e mezzo di dollari dal sistema, ne ha immessi in circolazione piu’ del doppio, aumentando il proprio indebitamento (cioè dando mandato alla Fed di immettere molti piu’ titoli di stato a copertura delle spese del governo).

La liquidità cosi’ creata è già di per sé paragonabile a quella che la Fed normalmente creava con i programmi di allentamento monetario. Ma poi in aggiunta dobbiamo considerare la liquidità che viene creata al di fuori degli Stati Uniti, nel cosidetto sistema del dollaro offshore (London Eurodollar Market), principalmente nei paradisi fiscali delle ex colonie britanniche.

Il sistema del dollaro offshore e il suo ruolo nell’aumentare la liquidità in dollari globale

La comprensione di questo fenomeno è forse difficile per il profano, perché normalmente i media ci dicono che i paesi esteri stanno disinvestendo i titoli di stato americani. Il che è stato vero fino al 2023.

La quota di partecipazioni estere del debito USA era infatti scesa dal picco del 34% del 2015 a un minimo del 22,2% nell’ottobre 2023.

Il motivo per cui le banche centrali, soprattutto giapponesi e cinesi, avevano disinvestito questi titoli americani non era, come si crede di solito, per effettuare una fantomatica “dedollarizzazione”. In realtà, piu’ prosaicamente, i titoli americani venivano venduti per fare cassa e sopperire agli improvvisi cali di liquidità che si erano creati un pò in tutto il mondo da quando la Fed aveva iniziato ad alzare i tassi d’interesse.

Nel 2024 la situazione si è del tutto ribaltata.

Il debito del Tesoro detenuto dalle entità straniere è risalito dell’11,5% anno su anno (+$880 miliardi), raggiungendo il massimo storico di $8,50 trilioni.

Dall’ottobre 2023, le entità straniere hanno aumentato le loro partecipazioni a un ritmo più veloce che mai, fino a raggiungere il 24,1%, cioè il livello più alto in due anni.

Questa volta, però, gli aumenti hanno interessato solo moderatamente le banche centrali dei soliti paesi, come Giappone e Cina, mentre gran parte della liquidità si è riversata in sei centri finanziari considerati “paradisi fiscali”, che ora posseggono titoli in dollari per un valore pari a $2,51 trilioni: Londra, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Isole Cayman e Irlanda.

I paradisi fiscali al centro del sistema finanziario globale

La tendenza a trasferire la liquidità nei centri offshore non è un fatto occasionale, ma un vero e proprio trend che dura da circa un decennio.

Dal 2012 a oggi, infatti, questi centri finanziari hanno più che triplicato la loro esposizione al debito USA, arrivando appunto al record di 2,51 trilioni che abbiamo detto.

Questi paradisi offshore sono specializzati nella gestione dei titoli finanziari di multinazionali, istituti finanziari di vario tipo, cartelli della droga, entità che gesticono traffici di armi, persone e organi, e, naturalmente, governi.

Il piu’ attivo di questi, le Isole Cayman, sono ormai il quinto centro finanziario più grande al mondo e ospita 80.000 società registrate, oltre i tre quarti degli hedge fund mondiali e 1,9 trilioni di dollari di depositi.

Il trend della liquidità offshore riflette un cambiamento strutturale dell’economia globale che, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, è accelerato e sta ridisegnando i rapporti tra i paesi e le loro economie nel segno di una sempre piu’ pronunciata “economia di guerra”.

Intendiamo l’“economia di guerra” nel senso ampio del termine, che implica non solo la necessità di aumentare la liquidità nascosta a sostegno dei flussi di armamenti che devono spesso essere mantenuti “top secret”, ma anche il bisogno di sottrarre parte delle risorse dei paesi al valzer di sanzioni incrociate e di minacce varie alle sovranità nazionali che emergono normalmente nei contesti di guerra, sia fredda che calda.

Ora, tirando le somme, dobbiamo considerare che gran parte della liquidità in dollari prodotta in queste vie alternative, sia fuori che dentro gli Stati Uniti, ha la caratteristica di essere difficilmente tenuta in considerazione dagli analisti di borsa, che, come già detto, sono ancora legati al sistema ormai obsoleto delle immissioni di liquidità in grande stile della Fed.

Ecco perchè i mercati si comportano come se nel mondo la liquidità sia meno di quanta ve n’è effettivamente.

Certamente prima o poi gli analisti e gli esperti di finanza inizieranno a capire i nuovi meccanismi della liquidità e il loro influsso sulle borse, ma per arrivare a questo, probabilmente dovremo attraversare un periodo di adattamento di alcuni anni.

E in questo lasso di tempo avremo trend di borsa meno definiti e piu’ brevi. I comportamenti degli investitori e i flussi di capitali negli asset speculativi saranno meno comprensibili e prevedibili. Investire sarà un mestiere piu’ rischioso e incerto. Finché non arriveremo a un nuovo standard che consenta analisi semplici e ripetitive anche ai meno esperti.

Fino ad allora, perciò, affidarsi a chi si improvvisa e a chi segue le fonti di informazione piu’ superficiali sarà deleterio per chi investe in borsa. Ecco perché consiglio sempre di seguire la nostra newsletter e il canale Telegram per non restare indietro nella comprensione dei prossimi trend legati alla liquidità globale.