Nel lontano marzo 2020 siamo stati fra i primi a dire che nel lungo termine il covid avrebbe portato inflazione (mentre tutti si concentravano sulla deflazione in atto).
Il passato: dalla deflazione all’inflazione
Dopo aver fatto decine di articoli di aggiornamento su questo blog e sulla nostra newsletter gratuita, finalmente abbiamo iniziato a vedere i media e Wall Street che ne iniziavano a parlare, facendola pero’ ben presto diventare una vera e propria ossessione che a partire da questa primavera sta influenzando in modo irrazionale i mercati.
Nel frattempo, abbiamo iniziato a ridefinire sempre meglio l’idea di inflazione, tentando di far capire ai nostri lettori quanto sia semplicistico il modo in cui ne parlano i media.
La semplificazione piu’ pericolosa di tutte, perché parte da presupposti completamente superati, è quella che mette in relazione in modo deterministico l’inflazione (intesa come aumento dei prezzi), la ripresa economica e le decisioni della Federal Reserve su un possibile “tapering”, cioè un rallentamento o una interruzione delle misure di allentamento monetario (sospensione dei riacquisti di bond governativi e poi aumento dei tassi d’interesse).
Anche in questo caso abbiamo dovuto sgombrare il campo da molti errori (ad esempio qui, ma soprattutto qui). E lo abbiamo fatto proprio nel momento in cui i tassi d’interesse dei titoli di stato USA sembravano darci torto, iniziando un preoccupante aumento che tutti pensavano sarebbe stato il nuovo “normale” per gli anni a venire.
Il presente: un’inflazione che non tocca i tassi d’interesse e le politiche monetarie
Alla fine, pero’, la Federal Reserve ci ha gentilmente dato ragione, iniziando a riprendere il controllo dei tassi fino a farli scendere ai livelli attuali, ben sotto la soglia di guardia che tanto aveva allarmato Wall Street e i media.
Ma l’argomento “inflazione” non accenna a scomparire dai radar dei media. E ci vorrebbero decine di articoli come questo per coprire tutti gli aspetti spesso contraddittori che vengono messi ormai in quest’unico calderone.
Per fare un esempio, l’incredibile aumento dei prezzi degli immobili in America viene solitamente portato fra i casi piu’ lampanti di inflazione in corso.
Tutti dicono che è stato generato da improbabili dinamiche di domanda e offerta scatenate dal covid (la piu’ risibile di tutte è l’idea che milioni di persone abbiano improvvisamente deciso di comprarsi una casa piu’ comoda per fare lo smart working…), oltre all’aumento delle materie prime usate nell’edilizia che c’era stato molti mesi fa.
Ma la realtà è molto piu’ prosaica, e ci dice anzitutto che i prezzi di alcune di queste materie prime sono già crollati, come ad esempio il legname, molto usato negli USA:
In secondo luogo, come dimostra questo articolo, i prezzi sono in salita, perché i grandi fondi, come Blackrock e Vanguard, stanno facendo incetta di immobili, comprandoli a prezzi anche 10 volte superiori al normale (pur di convincere i proprietari a vendere).
E tra l’altro questo trend sta facendo anche aumentare i prezzi degli affitti, contrariamente a quanto aveva previsto Bloomberg, mettendo nell’angolo milioni di Americani che si vedono impossibilitati sia a comprare che ad affittare.
E’ evidente che qui non possiamo parlare di inflazione in senso classico, come una dinamica di domanda e offerta che riflette il rafforzamento di qualche settore economico, ma piuttosto di una bolla creata da Wall Street che acuirà ulteriormente la povertà e sottrarrà ancora piu’ risorse all’economia reale.
E per inciso, come abbiamo detto molte volte nella nostra newsletter, anche gli aumenti di alcune materie prime oggi sono causati dalla speculazione di Wall Street che “scommette” a rialzo sullo zucchero, il succo d’arancia e chissà cos’altro nel mercato dei futures.
Non si spiega altrimenti per quale motivo tutte queste materie prime salgano in modo cosi’ veloce, mentre gli indicatori dell’inflazione per eccellenza: l’oro e l’argento, restano al palo o vengono forzati a ribasso da un mercato dei futures un po’ troppo “selettivo” per essere il riflesso di dinamiche economiche reali…
Insomma, per farla breve, la verità è che in questo scenario post covid gli esempi di inflazione vera e propria sono pochissimi. Al contrario, vi sono molte problematiche temporanee di vario tipo che sarebbe lungo elencare, ma che generalmente sono dovute o a speculazione nei derivati o a interruzioni delle catene di distribuzione delle merci.
Il futuro: una inflazione temporanea che diventerà permanente?
Oggi pero’ sto iniziando a rivedere questa opinione. Non perché nel frattempo siano intervenuti altri fattori “non temporanei”, ma piuttosto perché sembra che alcune problematiche che rientrano nella categoria delle “interruzioni della catena di distribuzione” non possiamo piu’ considerarle temporanee…
In realtà, in un mondo normale, queste problematiche sono temporanee per loro stessa natura.
Ma, come dimostra quello che accade in Cina, oggi NON siamo piu’ in un mondo normale…
Come tutti i media hanno riportato, in questi giorni la Cina ha sospeso le operazioni presso il terminal container Meishan di nuova costruzione nel porto di Ningbo-Zhoushan, il secondo porto più trafficato della Cina dopo Shanghai.
Il motivo è che un lavoratore del terminal era risultato positivo al covid…
In realtà, secondo una dichiarazione della portacontainer CMA CGM, citata da Bloomberg, non solo le operazioni di quel singolo terminal, bensi’ tutto il traffico di container nel porto di Ningbo-Zhoushan probabilmente rallenterà, dal momento che verranno accettati container solo dopo due giorni dall’orario di arrivo stimato di una nave.
Questo intoppo avviene alla vigilia della stagione di punta delle spedizioni, quando i rivenditori negli Stati Uniti e altrove iniziano a mettersi in coda per esportare in America le merci cinesi destinate alle vendite natalizie.
Inoltre, si tratta della seconda grande interruzione del genere in Cina.
Alla fine di maggio, infatti, lo Yantian International Container Terminals a Shenzhen ha smesso di accettare container a causa di un’infezione da covid tra i lavoratori portuali. Il porto ha quindi operato al 30% della capacità per circa un mese.
In quella occasione, le navi portacontainer si erano accumulate al largo di Shenzhen e Hong Kong, in attesa di raccogliere container diretti in Nord America, Europa e altre parti del mondo, causando ogni tipo di interruzione nelle fabbriche cinesi e innumerevoli mal di testa a coloro che si occupano della catena di approvvigionamento all’estero.
Anche quando il porto ha ripreso le normali operazioni, ci sono volute settimane per superare l’arretrato e i container impilati.
Questi tipi di interruzioni della catena di approvvigionamento si stanno accumulando in tutte le direzioni e sono destinati ad incrementare ulteriormente i prezzi per gli utenti finali.
Ripeto: tutto questo insieme di caos marittimo, ingorghi, congestione dei porti per container, congestione dei terminal ferroviari, carenza di container, ritardi di ogni tipo, insieme a varie carenze, tra cui la carenza di semiconduttori e l’esplosione dei costi di trasporto in tutto lo spettro economico potrebbe e dovrebbe essere temporaneo, perché ha una causa ben precisa: il covid e il modo in cui viene gestito.
Ma proprio per questa ragione, inizio a pensare che non sarà temporaneo, in quanto è sempre piu’ evidente che non c’è alcuna intenzione di rivedere le modalità con cui ogni nuovo caso di covid viene gestito.
Cosa potrà succedere se il covid non verrà gestito in modo adeguato
Il mondo delle navi e dei container è sempre stato portatore di malattie infettive, per la semplice ragione che gli equipaggi sono costretti a lunghi periodi di convivenza in ambienti chiusi, prima di poter sbarcare da qualche parte.
Non è la prima volta che in questo ambiente vi sono casi di malattie infettive. Anzi, si puo’ dire che per questo mondo sia la norma…
Ora, qualsiasi opinione ci si faccia del covid, nessuno potrà affermare che si tratta di una malattia piu’ grave, né piu’ contagiosa di tutte le altre che si diffondono regolarmente fra gli equipaggi.
La malaria, la tubercolosi, la meningite…malattie piu’ mortali del covid, anche se forse meno contagiose, si sono diffuse per tutti questi anni nelle navi senza causare mai una interruzione del commercio globale.
Normalmente, se c’è qualche caso di patologia infettiva, si isola l’equipaggio e si mette in quarantena la nave, oppure si fa lo stesso col personale di terra.
Oggi invece, anche un solo caso di covid puo’ provocare il blocco di un intero porto, e quindi dell’economia globale, senza che a nessuno venga in mente che forse c’è qualcosa di abnorme nelle procedure adottate per gestire questi episodi.
Ora, non sto a speculare sul motivo di tutto questo. Qualunque sia la ragione di questa anomalia, guardando a quello che accade in Cina mi sembra evidente che sia destinata a durare.
In tutti i consessi internazionali, dal G7 al G20 per passare al World Economic Forum, non è mai prevista in agenda una discussione su come si possano modificare le linee guida sul covid in questi ambiti, adeguandole a standard scientifici accurati e realistici, condivisi da tutti e adeguati alle esigenze del commercio mondiale.
E’ come se il problema non esistesse.
Quindi, di conseguenza, assieme a questa abnorme e irrealistica gestione dei casi di covid, durerà anche l’aumento dei prezzi al consumo che negli States è già molto visibile, mentre in Europa, grazie alla recessione già in atto in quelle zone, è meno evidente.
Non chiamiamola “inflazione”, perché non ha nulla a che fare con questa parola, cosi’ come viene definita nei libri di economia. Tuttavia gli effetti sui prezzi è del tutto simile. Con la differenza che sta avvenendo in uno scenario di impoverimento della popolazione, anziché in una situazione di ripresa economica (come avverrebbe nell’inflazione classica).
Inflazione covid-dipendente ed emissione di liquidità: la ricetta per il disastro
Negli Stati Uniti poi il governo e la Fed stanno gettando sul mercato molti trilioni di dollari in tutte le direzioni.
Una parte molto piccola di questo denaro finirà per arrivare all’economia reale e alla popolazione. Ma si tratta comunque di una quantità molto superiore a qualsiasi altro tipo di aiuto mai effettuato. E sarà sufficiente per aumentare le spese dei beni di consumo che sono per lo più fabbricati all’estero, incrementando esponenzialmente gli effetti di questa perversa dinamica dei prezzi.
Ecco un altro motivo per cui l’America verrà colpita piu’ duramente dell’Europa. O meglio, è il motivo per cui in Europa questa simil-inflazione arriverà dopo (le economie sono talmente intrecciate che non sarà possibile per l’Europa sottrarsi a lungo a questo destino).
Quindi, riassumendo: i tassi resteranno bassi, La Fed non farà alcun “tapering” (o ne farà uno “dimostrativo” di minimo impatto e di breve durata). La liquidità emessa dai programmi governativi americani continuerà a inflazionare i mercati, le cripto e i derivati. Ma nel frattempo, se le misure anticovid non verranno rimodulate, l’aumento dei prezzi dilagherà e diventerà permanente, finché l’economia reale entrerà in una fase di agonia con esiti difficili da prevedere, non certo positivi…
Tutto questo lascerà certamente invariati tutti i trend che siamo abituati a seguire: i mercati azionari e le criptovalute soprattutto.
Ma alla fine rischiamo di diventare ricchi, investendo in questi trend, per ritrovarci poi in un mondo in cui i soldi non basteranno ad evitarci i pericoli (sociali, sanitari, ecc.) prodotti da un’economia globale allo sbando gestita da governi preoccupati solo delle loro alchimie monetarie.
Continueremo a tenere d’occhio questa rischiosa situazione nelle vie di commercio internazionali e speriamo in futuro di pubblicare notizie piu’ incoraggianti…