Il 16 maggio la maggioranza dei legislatori del Senato degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione congiunta che chiede alla Securities and Exchange Commission (SEC) di eliminare una norma che non piace alle banche che fanno affari con società di criptovalute.
Cosa dice questa norma?
La norma della SEC, inclusa nel Bollettino contabile n. 121., imporrebbe alle banche di collateralizzare le risorse digitali dei loro clienti con un capitale di adeguato valore. In sostanza, le cripto dei clienti, anziché essere a carico dei clienti stessi, diventerebbero una responsabilità della banca.
Questo trattamento differisce da quello riservato a tutti gli altri asset che i clienti normalmente depositano nelle banche, come titoli di borsa, obbligazioni, derivati, ecc., per i quali le banche non sono certo tenute a fornire garanzie a collaterale.
A cosa serve davvero la norma della SEC
Prima di andare oltre, chiariamo subito una cosa: la norma della SEC non serve a proteggere gli investitori, come viene detto ufficialmente.
Facciamo un esempio.
Se io deposito 1 bitcoin dal valore di 70.000 dollari nel mio conto bancario, secondo la regola della SEC la banca dovrebbe aggiungere nel proprio bilancio una somma a collaterale, diciamo 50.000 dollari.
Ma se fra tre anni, al termine del ciclo rialzista attuale, 1 bitcoin scende a 20.000 dollari, non è che la banca mi restituisce 50.000 dollari per compensarmi della perdita di valore del mio bitcoin.
Non è che sul mio conto magicamente il valore del mio bitcoin tornerà a 70.000 euro…
La mia perdita resta, e non c’è niente che la banca possa fare.
L’unica differenza sarà che per quell’anno la banca potrà portare in bilancio una somma piu’ bassa a collaterale del mio bitcoin, ossia, ad esempio, 10.000 dollari invece dei 50.000 di oggi.
Tutto qui.
Allora, qual è lo scopo di questa norma?
A mio avviso, gli scopi sono almeno due:
- Rendere oneroso per le banche gestire i depositi in cripto per i loro clienti, spingendole a promuovere gli asset “tradizionali” invece dei servizi cripto.
- Ridurre i picchi a rialzo dei cicli quadriennali di bitcoin (che a mio avviso sono quasi del tutto creati a tavolino), in quanto le banche, per non aumentare a dismisura le somme da mettere a collaterale, potrebbero essere motivate a ridurre le manipolazioni a rialzo di questa valuta.
Una vittoria delle lobby bancarie contro la SEC
Come abbiamo detto però, questa norma per ora non vale piu’, perché sia la Camera che il Senato l’hanno annullata.
Per ammissione di una senatrice, Maxine Waters, l’opposizione a questa norma è stata sponsorizzata soprattutto dalle lobby delle grandi banche, come la American Bankers Association, il Bank Policy Institute, il Financial Services Forum e la Securities Industry and Financial Markets Association.
Inutile dire come ciò confermi il fatto che il processo di accentramento del mercato cripto nelle grandi banche americane, che abbiamo descritto tante volte (ad esempio qui), sia ormai un fatto compiuto.
Le grandi banche dunque sono le prime ad avere interesse a difendere le cripto.
E in effetti le lobby bancarie al Congresso hanno fatto un buon lavoro, visto che la risoluzione di annullamento è passata il 16 maggio con schiacciante maggioranza: 60 a 38.
Tale maggioranza è stata possibile per il fatto che democratici e repubblicani, come raramente accade, hanno votato congiuntamente. Infatti, del 60% dei votanti favorevoli, il 51% era democratico e il 49% repubblicano.
Una legge completa ed esaustiva sulle cripto oggi è piu’ vicina che in passato
Come affermato dalla senatrice Cynthia Lummis, è stata la prima volta che questa sessione del Congresso ha approvato una “legislazione autonoma sulle criptovalute”.
Questo dimostra il fatto che la lobby cripto in America (alla quale appunto si è aggiunta quella delle grandi banche) ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e possiede ormai una solida rappresentanza in entrambi gli schieramenti del Congresso. Al punto che se venisse finalmente discussa una legge seria e onnicomprensiva sulle cripto, come da tempo auspicato dagli operatori del settore, questa avrebbe buone possibilità di essere approvata.
E in effetti negli USA un disegno di legge sulle criptovalute c’è, si chiama “Financial Innovation and Technology for the 21st Century Act”, ha iniziato il suo iter legislativo nel luglio 2023 e dovrebbe essere presentato alla Camera per la votazione proprio questo mese.
Il disegno di legge, oltre a porre fine al decennale vuoto legislativo che ha favorito il far west regolatorio che abbiamo tante volte raccontato nei nostri articoli, chiarirebbe anche i ruoli che la SEC e la Commodity Futures Trading Commission avrebbero nella regolamentazione degli asset digitali.
Lo strapotere della SEC, che in questo settore si è ritagliata abusivamente la funzione di organo legislativo privo di mandato elettorale, avrebbe finalmente una conclusione, mentre il Congresso si riprenderebbe la legittima funzione di rappresentanza che le era stata sottratta per anni dallo pseudo dittatore Gensler.
Tutto questo quindi potrebbe avverarsi, se l’alleanza tra democratici e repubblicani riuscirà a reggere lungo tutto l’iter di approvazione del disegno di legge che abbiamo detto.
C’è un ultimo aspetto però.
A rovinare questo “happy end” potrebbe mettersi di traverso la Casa Bianca…
Biden farà tornare l’America ancora una volta nel far west?
Infatti, quando l’8 maggio scorso il Senato iniziò a discutere la risoluzione da poco approvata, Biden dichiarò che l’avrebbe bocciata.
Finora, però, dopo 4 giorni dall’approvazione del Senato, la Casa Bianca non ha ancora rilasciato una dichiarazione.
Non sappiamo quindi cosa deciderà di fare il Presidente…
Forse sulla decisione di Biden iniziano a pesare le ultime dichiarazioni pro cripto fatte da Trump.
Come sappiamo, Trump ha detto che chi è favorevole alle cripto dovrebbe votare per lui.
Ora, è evidente che la forza elettorale di questa posizione dura finché permane in America il vuoto legislativo e il relativo far west che motiverebbe le lobby bancarie e pro cripto a votare “l’uomo del destino” che promette di porre fine a tutto questo.
Se al contrario il Congresso votasse il “Financial Innovation and Technology for the 21st Century Act” prima delle elezioni, la posizione pro cripto di Trump diventerebbe un’arma spuntata, perché l’aspirazione a un quadro legislativo che ponga fine all’anarchia regolatoria sulle cripto verrebbe soddisfatta e quindi non sarebbe piu’ necessario votare “l’uomo del destino”.
Chissà se l’entourage di Biden conserva ancora quel numero minimo di neuroni necessario a capirlo…