Negli ultimi 12 mesi è stato stampato più del 25% di tutti i dollari USA che sono in circolazione in questo momento.

La Federal Reserve ha infatti aumentato l’offerta di biglietti verdi del 350% solo nell’ultimo anno:

Questo massiccio afflusso di nuova liquidità avrebbe potuto aggravare la già precaria situazione del dollaro.

Infatti, dopo oltre un decennio di continua stampa di nuova moneta, il valore del dollaro è già quasi una pura convenzione, del tutto scollegata dall’economia e bisognosa di sostegni artificiali, come la manipolazione a ribasso dell’oro e la lotta alle criptovalute.

Il fatto che, durante lo stesso lasso di tempo, il valore del dollaro USA e i tassi di inflazione a lungo termine siano rimasti relativamente stabili ha contribuito a mantenere in piedi la credibilità (convenzionale) di questa valuta.

Tuttavia, durante la pandemia COVID il nuovo afflusso di liquidità di cui parlavamo all’inizio poteva mettere in crisi questo delicato equilibrio.

Per fortuna, a sostenere il valore del dollaro USA e tenere sotto controllo l’inflazione secondaria in beni e servizi ci hanno pensato i seguenti fattori:

  • una drastica riduzione della produzione industriale,
  • un drammatico calo dell’occupazione e dei salari
  • e un rally del mercato azionario.

Tutti questi fattori e molti altri sono inclusi nella grande categoria economica della velocità del dollaro.

Possiamo dire quindi che è questa la causa principale che ha contribuito finora a non far sentire gli effetti della enorme quantità di dollari stampati dalla Fed negli ultimi 12 mesi.

La velocità del denaro è una misura del tasso al quale il denaro cambia di mano. Maggiore è la velocità, più il denaro viene scambiato con beni e servizi – e viceversa.

La pandemia COVID-19 ha quasi azzerato la velocità del denaro negli Stati Uniti, portandola al livello più basso mai raggiunto da quando esiste questo indicatore.

In parole povere: nonostante in 12 mesi siano stati stampati piu’ dollari che negli ultimi 10 anni, è come se nel mondo vi siano molti meno dollari che in qualsiasi altra epoca.

Questo paradosso è un toccasana per le banche centrali, perché evita che le loro politiche monetarie dissennate arrivino a un possibile punto di rottura.

Se fosse per la Federal Reserve, la BCE e altre banche centrali, questa situazione potrebbe durare in eterno. Magari fosse possibile!

Purtroppo per loro, vi sono altri settori ugualmente potenti nella società che invece premono per un rapido abbandono delle politiche basate sui lockdown.

Penso ad esempio a molti settori legati al World Economic Forum: banche commerciali, industria digitale, multinazionali dell’auto e dell’energia alternativa, ecc.

Se questa parte della società dovesse riuscire finalmente a far circolare almeno in parte il denaro in un’economia nuovamente attiva, nessuno sa quale sarebbe l’effetto finale di quella massa impressionante di dollari che ora è temporaneamente sparita dai radar degli indicatori economici.

Per questo assistiamo un po’ in tutto il mondo come a una sorta di incertezza sulle cosiddette “riaperture”.

Ogni tanto alcuni paesi, come gli USA, preannunciano una ipotetica ripresa dell’economia reale a seguito di un altrettanto ipotetico superamento delle misure di contenimento rigide della pandemia.

Ma finora nessuno ha avuto il coraggio di fare il primo passo in questa direzione (a parte alcuni stati poco influenti, come San Marino, la Tanzania, ecc.).

Con quella bomba inesplosa di una massa monetaria infinita pronta a scoppiare, è comprensibile che nessuno voglia innescare la miccia per primo.

E intanto l’incertezza si riversa anche nelle borse, che fluttuano in alto e in basso senza prendere una direzione precisa.

E’ un luogo comune dire che le borse odiano l’incertezza, ma in effetti è proprio cosi’.

Finché un gruppo di paesi che contano non si metterà d’accordo per programmare una vera riapertura dell’economia, le società, le borse, gli asset da investimento, i beni rifugio, ecc. resteranno nel limbo e non accadrà nulla.

Questa è la situazione che stiamo vivendo proprio ora.

Non ci resta che aspettare…