Una buona regola dell’investitore è quella di considerare le notizie dei media mainstream, specie quelle che vengono ripetute in modo martellante, come qualcosa di già appartenente al passato.
Un buon esempio di questo è il tema dell’inflazione, diventato ormai il tormentone estivo per eccellenza.
Ebbene, la prima volta che abbiamo parlato di inflazione in questo blog è stato il 24 marzo 2020, quindi nel pieno della prima fase pandemica, quando i media mainstream erano tutti rivolti alla deflazione, piuttosto che all’inflazione.
Questa notevole discrepanza temporale fra il nostro primo articolo e il momento in cui i media mainstream, quasi dodici mesi dopo, hanno iniziato a parlare dell’argomento, conta piu’ di mille parole.
Con questo non voglio dire che siamo dei geni o degli indovini.
In realtà all’inizio dell’anno scorso già alcuni media specializzati ed esperti analisti intravedevano l’inflazione. Noi ci siamo limitati a studiare i dati reali e a consultare i luoghi giusti dove poter accedere a queste informazioni di prima mano. Tutto qui.
In quel primo articolo avevamo fatto delle ipotesi preliminari sulle possibili cause dell’inflazione. Ipotesi che poi abbiamo corretto e perfezionato strada facendo, nei nostri numerosissimi aggiornamenti, sia sul blog che sulla nostra newsletter gratuita.
Una delle cause che abbiamo aggiunto successivamente l’abbiamo trattata in questo articolo del 21 settembre 2020 (sempre molto prima dei media ufficiali), dove discutevamo del fatto che la Cina aveva accumulato ingenti riserve di materie prime allo scopo di scatenare un’inflazione sul dollaro.
Chi avesse letto l’articolo allora e avesse investito in quelle materie prime (prima fra tutte il rame), avrebbe potuto attraversare (con ottimi rendimenti) l’intero trend rialzista che effettivamente è poi avvenuto da quel momento in quel settore e che si sta esaurendo proprio in queste settimane.
Oggi molti media economici specializzati, come questo, ci avvisano che questo potente fattore che ha dominato l’economia globale fino a portarci sull’orlo dell’isteria mediatica, non è piu’ in gioco.
La Cina infatti ha deciso di non comprare piu’ materie prime sul mercato, ma di attingere alle proprie riserve create appunto un anno fa, allo scopo di ridurre la pressione inflazionistica globale.
Da questo momento in poi, la Cina ha previsto un alleggerimento di tali riserve pari a 80.000 megatonnellate (milioni di tonnellate) al mese fino alla fine del 2021.
Possiamo scommettere quindi che da questo momento il trend rialzista sulle materie prime è già qualcosa di appartenente al passato.
Già questo mese possiamo apprezzare significativi riduzioni di questo trend, ad esempio nel prezzo del rame, che era già sceso nelle settimane scorse ai minimi di due mesi fa, e nella caduta intraday di venerdi del NYSE Arca Steel Index.
Man mano che la Cina inizierà ad alleggerire anche alluminio, zinco e altri metalli vedremo analoghi inversioni di trend in questi materiali.
Cosi’ come fra qualche mese anche il trend dell’inflazione subirà un forte colpo, avendo perduto uno dei suoi principali propulsori, e inizierà a perdere velocità e intensità.
Chissà i media mainstream quando se ne accorgeranno…