Scrivo questo articolo, perché la confusione regna sovrana intorno all’argomento “inflazione” e davvero si sente il bisogno di un chiarimento.
La maggior parte della confusione deriva dal fatto che i media e gli analisti confondono di continuo l’inflazione “possibile”, che potrebbe arrivare, dall’inflazione “reale” che c’è oggi.
A seguito di queste informazioni fuorvianti, i mercati stanno attuando delle strategie contraddittorie e spesso eccessive che finiranno per rovinare i bilanci di molti fondi di investimento.
Per capirci qualcosa in piu’ dobbiamo quindi iniziare a distinguere l’inflazione possibile da quella che è in atto già oggi.
Inflazione possibile
L’inflazione possibile (principalmente sul dollaro) è quella che molti economisti prevedono possa derivare dalla enorme massa di liquidità che sta per invadere l’economia americana sotto forma di programmi governativi di investimento e di spesa sociale (circa 6-7 trilioni di dollari).
La tesi degli economisti è che questa liquidità aumenterà la capacità di spesa degli Americani, specialmente se i programmi vaccinali contribuiranno ad allentare le restrizioni agli spostamenti e alla libertà di acquisto.
Ma questa crescente domanda dei consumatori, dicono questi esperti, potrebbe non essere soddisfatta da un adeguato aumento dell’offerta, almeno nel medio termine, perché le aziende già ora faticano a stare al passo e, anzi, quelle che sono colpite dalla scarsità di materiali, come i semiconduttori, stanno addirittura riducendo la produzione.
Questa inflazione, è bene sottolinearlo ancora una volta, NON si è ancora manifestata nell’economia.
Inoltre, la sua reale comparsa è condizionata da una serie di “se”.
-Se i consumatori davvero spenderanno di piu’ tutta la liquidità in arrivo (alcuni economisti sono scettici, perché è stato osservato che i 5 trilioni già stanziati l’anno scorso hanno aumentato i consumi, ma non quanto ci si aspettava. La gente ha preferito risparmiare, pagare i debiti o investire).
-Se l’offerta sarà davvero cosi’ limitata a fronte della domanda (Gli Americani consumano molto piu’ beni esteri che americani, al punto da portare, durante la pandemia, il deficit commerciale USA a un peggioramento del 52% rispetto al 2019. Sappiamo che i produttori di questi beni, soprattutto asiatici, non risentono della crisi di produzione che colpisce le aziende americane; quindi tutto il discorso sulla domanda e l’offerta deve essere rivisto).
-Se la crisi delle forniture dei materiali, tipo i semiconduttori ecc., durerà davvero oltre il prossimo semestre (alcuni economisti in effetti ipotizzano che durerà fino al 2022, ma altri dicono il contrario. Siamo nel regno delle ipotesi dunque. Tutto è possibile).
Tutti questi “se” dovranno concretizzarsi saldamente nell’economia, prima che un’inflazione da essi catalizzata inizi a manifestarsi.
L’inflazione che c’è oggi ha invece una causa diversa, anche se apparentemente correlata alla prima.
L’inflazione reale
L’inflazione reale che c’è oggi sul dollaro è legata anch’essa alla temporanea riduzione delle forniture di alcune materie prime.
Sembrerebbe quindi, come la precedente, collegata al discorso della domanda e dell’offerta.
In realtà non è cosi’, perché per il momento sembra piu’ che altro un fatto comportamentale, non strettamente economico.
Inflazioni di questo tipo sono ben presenti nella storia economica.
Una di queste ad esempio interesso’ gli aumenti dei prezzi avvenuto nei paesi europei dopo l’adozione dell’euro.
Anche li’ non si tratto’ di una questione legata alla domanda e all’offerta, ma di un abito mentale diffusosi per semplice imitazione da un settore all’altro e da un paese all’altro.
Questo articolo si focalizza sul settore edilizio per spiegare come si sta sviluppando questo tipo di inflazione in America.
L’articolo spiega che nel corso della pandemia e nei mesi successivi ci sono stati effettivamente dei blocchi nelle forniture di molte materie prime (ad esempio il legname).
Inizialmente la domanda di queste merci era ancora bassa, a causa delle restrizioni del covid, e quindi non si riflettevano sui prezzi.
Nel 2021 invece la domanda è iniziata ad aumentare quando ancora non si sapeva se tali forniture sarebbero tornate alla normalità. Percio’ c’è stato un iniziale aumento dei prezzi di queste merci.
Oggi tuttavia le forniture di molte materie prime legate all’edilizia mostrano di essersi normalizzate e quindi sarebbero in grado di soddisfare l’aumento di produzione da parte dei costruttori di case.
Tuttavia il fatto che i costruttori si siano abituati a spendere di piu’ per quei materiali, spinge i fornitori a mantenere ancora i prezzi elevati, anche senza ragione.
Aggiungiamoci poi la speculazione del mercato dei futures, che è arrivata a scommettere cifre irragionevoli sugli aumenti di queste materie prime, e abbiamo la ricetta perfetta per un’inflazione come abito mentale, piu’ che come evento fondato su cause economiche reali.
In realtà oggi le uniche merci che sono ancora introvabili sono i semiconduttori e pochi altri componenti dell’elettronica. E lo sono perché c’è una precisa intenzione da parte della Cina di impedirne l’esportazione. Il covid non c’entra nulla in questo caso.
Eppure i prezzi di tutte le altre materie prime continuano ad aumentare, anche perché, come dicevamo, c’è una speculazione sui futures che li alimenta.
In sostanza, oggi c’è un’inflazione come abito mentale che non sembra correlata a fattori economici concreti.
Certo, l’inflazione “possibile” che abbiamo discusso prima potrebbe prendere piede e sostituirsi a questa.
Ma devono prima attuarsi tutti i “se” che abbiamo già elencato.
In quel caso, pero’, ne sono certo, i mercati si risveglierebbero dai giri a vuoto di oggi e prenderebbero direzioni piu’ precise.
Quali?
La domanda è molto pertinente…
Questa fase laterale e inconcludente dei mercati è semplice da capire: se osserviamo bene, possiamo vedere che determinati trend in alcuni settori avvengono come reazione all’inflazione possibile, mentre in altri settori rispecchiano i timori sull’inflazione reale.
Ad esempio, la scelta di togliere dai portafogli le aziende che hanno un forte indebitamento o che effettuano forti programmi di riacquisto delle loro quote azionare sui mercati è legato ai timori dell’inflazione possibile.
Invece la preferenza per le aziende che forniscono materie prime o che sono impegnate nel loro trasporto e fornitura, riflettono l’inflazione reale sulle materie prime (che pero’, come abbiamo visto, non è ancora legata a cause economiche profonde).
Nel mezzo si trovano quasi tutti i settori che hanno tenuto banco l’anno scorso, come i tecnologici e le biotech, e quelli che invece potrebbero andare forte nelle riaperture, come la aziende di trasporti, i retailers e i loro fornitori, ecc.
Si tratta dei due terzi dell’intero mercato americano che oggi viene ignorato o subisce delle vendite irrazionali, solo perché, parliamoci chiaro… quale azienda oggi non ha qualche “difetto” agli occhi di chi teme l’inflazione possibile e/o quella reale?…
Come dicevo, è inutile stare a parlarne troppo: non c’è alcun disegno o strategia in tutto questo. Solo pura irrazionalità e indecisione.
Al contrario, gli effetti profondi e di medio-lungo termine che i due tipi di inflazione potrebbero innescare sui mercati se si affermassero in modo concreto e duraturo sono un’informazione molto piu’ utile da dare.
Parlarne ora appesantirebbe troppo la lettura di questo articolo già troppo denso, ma comprendiamo l’importanza di questo argomento.
Lo tratteremo percio’ nei prossimi giorni in un nuovo articolo che invieremo agli iscritti della nostra newsletter gratuita.