Sappiamo che in questo periodo serpeggia un po’ in tutti gli ambiti la tendenza a guardare le cose in modo negativo.
In questo articolo vorrei percio’ contribuire ad alleggerire il carico di negatività che siamo costretti a sopportare ogni giorno, dando un esempio di come il mondo in realtà sia sempre una combinazione di fattori positi e negativi, nonostante i media troppo spesso ci diano una versione a una sola dimensione (negativa) delle cose.
Parliamo dunque di due situazioni tipiche di questa narrativa pessimistica dei media che operano nell’ambito di nostro interesse, cioè la finanza e gli investimenti, ossia i blocchi nei porti e la crisi dei semiconduttori (microchips).
I “colli di bottiglia” nei porti.
Per tutto il 2021, mentre i porti riprendevano gradualmente la loro attività, la carenza di manodopera nei trasporti ha causato dei colli di bottiglia epici nella catena di eventi che porta le merci dalle navi sulla terraferma e poi nei normali canali di distribuzione.
Quando questi colli di bottiglia sono apparsi nei vari paesi, ogni volta ne è stata data la colpa a fattori che in realtà non c’entravano nulla (ad esempio, per la Gran Bretagna è stata addirittura chiamata in causa la Brexit).
A voler dare credito ai media quindi, come per magia, in ogni paese, per cause del tutto diverse, avrebbe iniziato a presentarsi un problema identico; mentre la logica vorrebbe che, se il problema è identico dappertutto, forse la causa che lo fa nascere è una sola…
E infatti, una sola causa c’è, ed è determinata dalle complicate procedure imposte dalle norme anti covid in tutti i porti del mondo.
A causa di questi regolamenti spesso bizzarri o irrazionali, possono volerci ore, a volte un’intera giornata, per entrare in un porto, prelevare un container e uscire dal porto.
Per capire come fa a questo punto un collo di bottiglia a trasformarsi in una crisi, bisogna ricordarsi che, un po’ in tutto il mondo, la maggioranza dei camionisti portuali lavora in proprio e quindi guadagna in proporzione a quanti containers si riescono a caricare.
Per questo motivo, molti di questi piccoli imprenditori non possono permettersi di stare seduti tutto il giorno solo per prendere un solo container a fine serata.
Il protrarsi di questa situazione ha portato alcuni conducenti di camion a decidere addirittura di pensionarsi in anticipo, mentre altri hanno preferito dedicarsi al trasporto regionale, dove è possibile utilizzare il tempo in modo piu’ efficiente.
Ma il quadro non sarebbe completo se non aggiungessimo l’altro elemento decisivo…
Dall’altra parte della barricata infatti, le compagnie di navigazione e i porti, grazie a questi stessi ritardi, stanno facendo soldi a palate.
Il motivo è che, più a lungo i container vengono stoccati nei porti, più il porto può addebitare le spese di stoccaggio ai proprietari.
Quindi, al contrario di quanto avviene per i camionisti, il persistere di questa situazione è una incredibile fonte di guadagni per gli operatori portuali.
Questo problema relativo alla catena di approvvigionamento portuale è nato un po’ dappertutto, come dicevo, perché i porti e i camionisti sono uguali in tutto il mondo, lavorano allo stesso modo e hanno le stesse esigenze.
Per fortuna, nella maggior parte dei paesi, i colli di bottiglia si stanno risolvendo (come abbiamo accennato qui), mentre il problema resta tuttora endemico solo negli Stati Uniti.
I consumi degli Stati Uniti tuttavia influenzano l’andamento delle borse. Per questo i colli di bottiglia resteranno ancora all’ordine del giorno nei media, almeno finché anche l’America non riuscirà a risolverli.
Nei media pero’, come dicevo, c’è questa abitudine di mettere tutto sotto una luce negativa (le cattive notizie, si sa, vendono meglio di quelle buone), per cui questa crisi della catena di approvvigionamento negli Stati Uniti viene spesso messa nello stesso calderone con l’altra crisi assurta al rango di tormentone dei media, ossia quella dovuta alle carenze di semiconduttori.
In realtà, la natura di questi due problemi è completamente opposta.
Il problema dei colli di bottiglia dei porti è un tipico prodotto della imbecillità dei governi locali di fronte al Covid, della corruzione delle autorità portuali e della incapacità di prendere in mano la situazione, mettersi davanti a un tavolo e risolverla.
È dunque un problema legato al declino di un sistema che non sa rinnovarsi e arranca di fronte alle difficoltà.
Il problema dei semiconduttori al contrario è il riflesso di una crescita imprevista che ha lasciato indietro tutto il resto. Quindi in realtà è un fenomeno positivo.
La crisi dei microchips
La forte domanda economica per l’ultima generazione di prodotti di elettronica e di veicoli elettrici ha colto di sorpresa gli imprenditori, che fanno ancora fatica a stare al passo con le richieste, ma al tempo stesso baciano la terra sotto i piedi per la felicità di avere questo “problema”…
Se avessimo un “problema” del genere anche in altri settori produttivi, il mondo sarebbe senza dubbio destinato a un futuro di progresso e benessere!
Tant’è che, anche se le difficoltà dovute a questo “shock tecnologico” persisteranno l’anno prossimo e in alcuni casi fino al 2023, gli effetti positivi di questa “crisi di crescita” già si vedono.
Negli Stati Uniti è appena partita la corsa alla creazione di nuovi impianti di produzione di semiconduttori per garantire una maggiore aderenza dell’offerta alla domanda.
Siamo all’inizio di quello che alcuni definiscono un “rinascimento manifatturiero americano”, che fa parte di una tendenza globale molto più ampia orientata al decentramento della produzione.
Quest’ultima non è che l’esatto contrario della globalizzazione, e in questa fase storica serve a rinnovare il vecchio sistema produttivo ormai insostenibile, basato sulla rigida divisione tra paesi produttori (asiatici) e paesi consumatori (occidentali).
Ecco perché è iniziata questa nuova piccola “rivoluzione industriale” a due secoli di distanza da quella che da ragazzi abbiamo appreso sui libri di storia.
Gli effetti a lungo termine di questa tendenza positiva sono ancora difficili da calcolare, anche perché gli esperti e gli analisti farebbero fatica a trovare spazio sui media per pubblicare stime del genere, contrarie all’aura di “negatività obbligatoria” del nostro tempo, quindi rinunciano in partenza.
Ma la realtà ha questo difetto di continuare a essere “reale” anche se non lo vogliamo. Quindi dobbiamo aspettarci che prima o poi l’ondata di rinnovamento in questo settore sarà talmente evidente che nessuno potrà piu’ fingere che non esiste.
Nel frattempo, facciamoci ogni tanto una passeggiata nella natura, se possibile, e cerchiamo di abituarci a guardare le cose in modo piu’ lieve…