Il settore tecnologico cinese era arrivato a livelli talmente superiori a quelli raggiunti in occidente da suscitare l’ammirazione e l’invidia di molti paesi.

Oggi possiamo dire che questa fase è superata e verrà sostituita da qualcosa che al momento è difficile da immaginare, ma che certamente non promette nulla di buono per l’investitore di borsa.

La fine del mese di luglio sancisce anche nei mercati questa importante svolta storica, di cui il grafico sotto fornisce una rappresentazione piu’ eloquente di mille parole:

Per tutti questi anni il Nasdaq e il KWEB (linea viola: l’Etf che traccia l’andamento dei titoli tecnologici cinesi) erano andati di pari passo, immagine e specchio della corsa verso il progresso dei due paesi piu’ avanzati al mondo: la Cina e gli Stati Uniti.

A fine luglio, per la prima volta, i due grafici si separano, mentre la linea viola sembra precipitare verso un futuro di paura e incertezza dalle conseguenze ignote.

La separazione è anche metafora della sempre piu’ lontana visione del mondo delle due potenze e della loro faticosa ri-costruzione di due mondi separati, ciascuno sotto l’influenza esclusiva di uno dei contendenti, in un’epoca in cui la tecnologia ha reso di fatto obsoleti i confini fisici tra i popoli e i paesi.

Ma cosa ha provocato questo storico disallineamento fra i due indici?

Stavolta non si tratta di uno short squeeze o di qualche altra diavoleria dei derivati. Stavolta c’entra proprio l’economia reale e non solo: diciamo pure che c’entra la Storia con la esse maiuscola…

La Cina ha infatti iniziato una lunga stagione di stretta regolatoria nei confronti delle aziende high tech. E lo sta facendo nel modo peggiore possibile, ossia non solo con la promulgazione di nuove leggi restrittive, ma anche con drammatiche iniziative attivamente dirette verso un numero crescente di aziende.

Già la “purga” su Alibaba di alcuni mesi fa era stata traumatica (ne avevamo discusso qui), ma ora le cose si stanno mettendo male per l’intero settore e, diciamo pure, per l’intera economia cinese e per l’immagine della Cina nel mondo.

Le azioni piu’ clamorose che hanno fatto precipitare la borsa sono state:

  • Le azioni punitive contro la Didi Global (una specie di Uber cinese), accusata di pratiche monopolistiche e di minacce alla cybersecurity, oltre che per la decisione di quotarsi al NYSE senza l’approvazione del governo.
  • Stessa cosa per Tencent, accusata di pratiche monopolistiche in campo musicale.
  • Un bando quasi totale dell’educazione a distanza (ricordi come se ne parlava bene all’indomani del covid?), col divieto per le società che offrono corsi online di avere profitti, di depositare capitali in banca e di quotarsi in borsa.

Le misure nei confronti di queste società non sono solo di natura pecuniaria, ma sono dirette proprio a scoraggiare l’uso dei loro servizi da parte dei cittadini.

Ad esempio, il governo cinese non si è limitato a far pagare multe salate a Didi Global, ma ne ha anche messa al bando la app (e quelle di altre 25 società collegate), impedendo di fatto l’entrata di nuovi utenti nel servizio.

Allo stesso modo, Tencent non è stata solo costretta a pagare una multa superiore a quella inflitta mesi prima ad Alibaba, ma viene ora impedita l’entrata di nuovi utenti sulla sua Wechat, l’onnipresente app su cui i Cinesi si erano abituati a fare praticamente qualsiasi cosa, molto piu’ che noi Italiani su WhatsApp.

Queste misure incidono direttamente nella vita di milioni di Cinesi, in quanto Didi viene usata da 500 milioni di persone (contro i 75 milioni di Uber in tutto il mondo) e WeChat copre ormai quasi tutta la popolazione del paese, essendo diventata una sorta di alias di ogni singolo cinese.

Dal punto di vista sociale quindi siamo di fronte a una minaccia di vasta portata verso i minimi dettagli della vita quotidiana delle persone.

Ma personalmente non è stata questa la notizia che piu’ mi ha fatto rabbrividire.

Ho iniziato a percepire qualcosa di molto piu’ sinistro nella decisione che riguarda il bando dei corsi online, il cui sviluppo era stato portato ad esempio anche da noi in occidente…

In questo caso infatti, l’aspetto inquietante non è tanto la portata o le modalità, ma proprio la motivazione del bando…

Si, perché il governo cinese si è convinto che ridurre una eccessiva offerta di aggiornamento culturale e di promozione professionale sia la ricetta giusta per invertire l’abbassamento della natalità, considerata la causa principale del rallentamento della crescita economica.

La cultura e l’aggiornamento sono quindi visti come una “distrazione” per molte persone che invece dovrebbero pensare a mettere su famiglia. Dunque è necessario limitarne l’accesso “indiscriminato” a tutta la popolazione…

Lo so che pensi che io sia impazzito e che questa sia un fake news. Ma non lo dico io, lo dice Bloomberg

Comprenderai percio’ che qui il problema non è solo il fatto che da un giorno all’altro la TAL Education Group, una delle maggiori società di corsi online, sia passata dalla quotazione di 90 dollari di febbraio ai soli 4 dollari di oggi (seguita a stretto giro da altre aziende come New Oriental e Gaotu Technology).

L’aspetto molto piu’ drammatico è che queste “motivazioni” evocano certi momenti della storia moderna che nessuno vorrebbe far tornare in auge, ma che evidentemente, quando il progresso economico e il potere che ne deriva iniziano a dare alla testa, tendono a ripresentarsi…

Senza dover per forza rievocare l’esempio storico a cui certamente stai pensando anche tu proprio adesso, basta ricordare la “campagna dei passeri” condotta da Mao negli anni ’50 del 900…

Per fronteggiare una delle peggiori carestie mai registrate in Cina, il giovane capo di stato penso’ bene di dare la colpa ai passeri che rubavano i semi di grano ai contadini. Di conseguenza indisse una campagna di sterminio di questa specie in tutto il paese…

A quel tempo pero’ la Cina non aveva raggiunto il progresso tecnologico di oggi e non aveva una popolazione che contava fra i migliori scienziati, tecnici, ed economisti del mondo.

La palese follia che sta dietro alle decisioni dell’attuale governo cinese invece contrasta fortemente con il livello culturale raggiunto dalla sua popolazione, ormai considerata fra le piu’ avanzate del pianeta.

Ma è lo stesso, sinistro contrasto che vi era nella Germania degli anni ’30, all’avanguardia economica e scientifica del mondo di allora, ma conquistata dall’insulsaggine delle leggi razziali e degli “scienziati” di quart’ordine che le propugnavano per conto del governo.

Questa inaspettata deriva della gloriosa marcia economica cinese e della tenuta del suo governo ha talmente allarmato le élites finanziarie che ieri (28 luglio) è stata tenuta una riunione di urgenza (virtuale) tra gli esponenti delle maggiori banche internazionali e quelli dell’agenzia regolatoria cinese da cui sono partite tali iniziative.

Gli argomenti discussi non sono stati resi noti, ma è da ipotizzare che perlomeno sia stata concordata una qualche forma di sostegno economico alla borsa cinese per ridurre la sua inarrestabile corsa verso l’abisso.

Non sappiamo invece se sia stato discusso l’altro abisso nel quale potrebbe precipitare il paese, una volta che la ragione avrà del tutto lasciato le menti dei suoi governanti in balia della loro inarrestabile brama di potere e di controllo.

Solo il tempo ci dirà quali saranno le conseguenze, anche sulla stabilità mondiale, di una Cina fuori controllo in un momento in cui anche gli altri governi mondiali non stanno dando prova di affidabilità e ragionevolezza (per usare degli eufemismi).

Qualche conclusione pratica possiamo pero’ già farla:

1

  • Al momento, gli USA sentono molto la “concorrenza” cinese non solo nel campo economico, ma anche in quello politico ed “etico”, se possiamo dire cosi’.
  • Non si contano le dichiariazioni di Powell e di altri esponenti economici che si dissociano dalla deriva cinese, soprattutto in merito al “dollaro digitale”, presentato come l’alternativa “buona” all’incubo distopico che potrebbe diventare lo yuan digitale.
  • Anche la condotta dei nuovi rappresentanti delle agenzie regolatorie USA, appena nominati da Biden, ostenta pacatezza e propensione all’ascolto delle esigenze tutti i settori coinvolti (un chiaro esempio è la regolazione della blockchain, che negli USA sta procedendo in modo diametralmente opposto che in Cina).
  • Speriamo dunque che questa inquietante deriva agisca da ulteriore fattore di dissuasione negli USA, scongiurando in questo paese i pericoli di analoghi eccessi di potere.

2

  • E’ vero. So bene che c’è del metodo in questa follia, come direbbe Shakespeare.
    So bene qual è la prospettiva del governo cinese: chiudere per un certo tempo questi servizi e poi riaprirli quando le società che li gestiscono saranno del tutto trasformate in zombies agli ordini del governo.
  • E’ stato cosi’ con Alibaba. Sarà lo stesso anche con le altre società…Ma questa volta il campo di azione è cosi’ vasto e le conseguenze cosi’ profonde da mettere in dubbio l’idea che alla fine tutto tornerà a scorrere come prima…
    Non è detto che sia cosi’.

3

  • In questi giorni inizieranno a vedersi nei media finanziari dei suggerimenti su eventuali titoli di borsa cinesi su cui investire approfittando del crollo dei mercati e quindi delle quotazioni convenienti.
    Ora, nessuno di noi ha la sfera di cristallo e puo’ darsi che alcune di queste indicazioni risulteranno giuste nel lungo periodo.
    Sinceramente pero’ si dovrebbe capire che la situazione non è paragonabile a quella di tante altre crisi e crolli di borsa.
  • Se la mente dei governanti cinesi ha partorito un progetto cosi’ insano nei confronti di un dato settore, cosa impedisce che in futuro nuove follie governative non possano colpire altri settori?
    E dal momento che siamo nell’irrazionalità pura, come facciamo a prevedere quale sara’ la prossima “vittima” di questo gioco al massacro?
    C’è forse un principio di fondo, un metodo di base, una strategia su cui poter contare per fare questo tipo di previsioni? Io al momento vedo solo follia pura…per cui preferisco starmene alla larga…