Mentre le borse nelle ultime settimane hanno avuto un aumento di volatilità a causa dei timori di inflazione da parte degli investitori, i cittadini comuni, specialmente quelli europei, non hanno avuto la stessa percezione di questo rischio. Soprattutto perché, storicamente, sono stati “educati” a non percepirlo.
L’ultima volta che l’inflazione è “apparsa” in Europa fra gli eventi della vita reale è stato negli anni ’80, quando ancora esistevano le valute nazionali.
Dopo l’introduzione dell’euro, che di fatto ha incrementato i prezzi di beni e servizi di quasi il 50%, i governi e la banca centrale europea hanno dovuto imparare a mascherare questi squilibri sui prezzi. E lo hanno fatto cosi’ bene che i cittadini non solo hanno accettato di buon grado la rivoluzione sui prezzi causata dall’euro, ma hanno completamente cancellato il pericolo dell’inflazione nella mentalità comune, relegandolo nei libri di storia come un relitto del passato.
L’inflazione viene mascherata non solo mantenendo artificialmente i tassi d’interesse dei titoli di stato a zero o sotto lo zero, ma anche con una vera e propria manipolazione dei dati statistici sugli aumenti dei prezzi, calcolati dall’autorità europea con l’indice Harmonised Index of Consumer Prices (HICP).
Ecco alcuni meccanismi con cui viene effettuata questa manipolazione.
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Variazioni nazionali
L’indice HICP viene calcolato sulla base dei dati statistici provenienti dalle statistiche ufficiali di ciascun singolo paese membro.
Dal momento che l’inflazione è un elemento che puo’ fare la differenza, quando si tratta di decidere a quali stati dare aiuti e sovvenzioni e in che misura, è possibile che alcuni stati abbiano interesse a presentare i prezzi migliorati o peggiorati, secondo la convenienza del momento.
Non c’è alcun controllo, da parte dell’Europa, sulla correttezza di questi dati nazionali. Ogni stato è responsabile per conto suo.
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Quality Changes
Lo spiego con un esempio. Mettiamo che una casa automobilistica produca una nuova versione del modello X di un’auto (chiamiamola X2).
Se X2 ha delle caratteristiche di serie che invece nel modello X erano limitate alle versioni di lusso, l’aumento di prezzo dovuto all’introduzione di queste caratteristiche di serie non verrà calcolato.
Non importa se dopo un po’ di tempo il modello X non è piu’ disponibile e quindi si è costretti a comprare per forza il piu’ costoso X2.
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Modalità di raccolta dei dati
In molti casi i dati sull’aumento o la diminuzione dei prezzi di alcuni beni e servizi non vengono raccolti con statistiche oggettive, cioè calcolando l’effettiva variazione nel tempo dei prezzi, ma mediante interviste a campioni di popolazione (in cui si chiede se il prodotto Y pesa di piu’ o di meno sul budget familiare rispetto all’anno scorso) oppure sui dati delle agenzie delle entrate nazionali, che stimano quanto stanno spendendo i cittadini per un dato prodotto.
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Transazioni Monetarie
Anche qui faccio un esempio. Mettiamo che l’acquisto del farmaco Z viene pagato al 60% dallo stato e al 40% dal ticket pagato dal cittadino, l’indice dei prezzi considererà solo il 40% del prezzo di quel farmaco.
In altre parole, l’indice deve considerare solo le “transazioni monetarie”, cioè i prezzi effettivamente pagati dai cittadini, escludendo i prezzi rimborsati dallo stato.
Questa e la manipolazione piu’ importante per quanto riguarda i prezzi dei servizi.
Essa infatti ha permesso in tutti questi anni di addebitare sul cittadino gli aumenti dei prezzi dei servizi sotto forma di aumenti di tasse, che vengono esclusi dal calcolo dell’inflazione sui prezzi.
In questo modo i cittadini hanno imparato ad accettare gli aumenti delle tasse come un fenomeno separato dall’inflazione e quindi meno preoccupante.
Se invece l’indice dei prezzi includesse l’aumento del prelievo fiscale per le voci riguardanti i servizi (ad esempio la parte dei contributi destinata al servizio sanitario), avremmo già riscontrato da tempo un aumento esponenziale dell’inflazione.
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Esclusione di prodotti
Alcuni prodotti sono esclusi dal paniere su cui vengono calcolate le variazioni dei prezzi di beni e servizi.
L’esclusione piu’ clamorosa è quella degli immobili.
L’indice HICP infatti considera gli immobili come un asset da investimento, simile a una obbligazione o a un’azione di borsa. Ecco quindi che nel calcolo vengono inclusi i costi della manutenzione di un immobile, come anche le rate dei mutui e degli affitti, ma non i prezzi degli immobili.
Questo espediente è stato molto utile nei primi anni dell’introduzione dell’euro, quando vi fu l’ultima gamba di aumento del mercato immobiliare iniziato negli anni ’90.
Se l’inflazione fosse stata calcolata includendo il continuo aumento degli immobili in quel periodo, avrebbe raggiunto livelli allarmanti per la popolazione.
Ma anche nel dopo covid c’è stato un moderato aumento del mercato immobiliare, opportunamente occultato grazie a questo semplice trucco.
Ora che abbiamo piu’ chiari i meccanismi con cui in Europa è stato possibile mascherare l’inflazione per tutti questi anni, possiamo facilmente dedurre quanto sia importante il Recovery Fund per rafforzare questa manipolazione, in vista di un rischio ancora maggiore di inflazione dovuto agli sconvolgimenti valutari sul dollaro e agli sforamenti di spesa dei governi che hanno dovuto pagare i cosiddetti “ristori”.
Il Recovery Fund contribuirà a perfezionare soprattutto i seguenti trucchi:
- Quality Changes
I maggiori contributi che verranno versati alle multinazionali per facilitare alcune linee di produzione, come ad esempio le auto elettriche o altri prodotti “green”, faranno uscire una quantità di nuove versioni “green” piu’ costose di alcuni beni.
Queste nuove versioni rimpiazzeranno gradualmente le versioni meno costose. Cosi’ noi pagheremo di piu’ per gli stessi beni, ma l’indice dei prezzi non terrà conto di questi aumenti forzati sul nostro budget familiare.
- Transazioni Monetarie
In Europa, ma soprattutto in Italia, c’è la tendenza a includere alcuni servizi nell’area pubblica, invece che in quella privata.
Ad esempio, esistono già i provider telefonici in tutta Italia, ma lo stato si ostina a finanziare una inutile rete internet pubblica nazionale (miseramente fallita negli anni scorsi, ma che il Recovery Fund potrebbe portare a definitiva realizzazione).
Ogni volta che un servizio passa dal privato al pubblico, i costi che i cittadini pagano per quel servizio non vengono piu’ inclusi nel calcolo dell’inflazione.
Con la scusa della digitalizzazione (peraltro utile per certi versi, non lo nego), in Italia verranno “statalizzati” nuovi settori o parti di servizi già esistenti, contribuendo a stralciare nuove voci di spesa dall’indice ufficiale dei prezzi.
Oltre a questi trucchi di bassa lega, vi sono anche meccanismi economici fondamentali che il Recovery Fund potrà innescare per ridurre l’inflazione.
Ad esempio, il Recovery Fund si sostituirà ai “ristori” (pur essendo un programma per niente dedicato alle normali imprese e attività danneggiate dai lockdown). In questo modo gli stati, non dovendo piu’ spendere per gli aiuti a cittadini e imprese, potranno evitare di aumentare il loro indebitamento. E questo ridurrà la pressione inflazionistica sull’euro, almeno per alcuni anni (sempre che non intervengano altri meccanismi imprevisti di natura contraria).
In definitiva, prima di aprire nuovamente l’economia abolendo i lockdown col rischio di scatenare una inflazione dovuta a un aumento improvviso della “velocità monetaria” (vedi il nostro articolo sull’argomento), molti stati hanno la necessità di avere già in piedi un Recovery Fund ad essi dedicato, che li aiuti a mantenere ancora per un po’ la menzogna della “bassa inflazione” anche nel dopo covid.
Questo spiega il motivo per cui in alcuni paesi europei, diversamente che in America, i lockdown sono ancora (economicamente) necessari e non si vede ancora “la luce oltre il tunnell”, se non nelle vane parole dei politici.