Quasi tutti gli Italiani, anche i meno “complottisti”, hanno sempre sospettato che lo “spread”, cioè la differenza dei tassi d’interesse tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, venisse manipolato in occasione di particolari situazioni politiche particolarmente avverse alle élites che controllano il parlamento e la commissione europea.
Il fatto che questo spread aumentasse proprio in tali circostanze per poi tornare sotto controllo magicamente una volta che la situazione politica veniva ricomposta, è un indizio indiretto troppo palese per non creare forti dubbi anche in chi non è propenso a “pensare male”.
Ebbene ora Bloomberg ha scritto un articolo che conferma candidamente questo dubbio inconfessabile.
Nello stile da “Le Carré” che a volte assumono i media mainstream quando vogliono divulgare notizie scomode, Bloomberg afferma di aver saputo la cosa da una fonte attendibile, ma che i rappresentati della BCE interpellati dal quotidiano non hanno voluto rilasciare commenti…
Vediamo di chiarire meglio il meccanismo di cui stiamo parlando.
Tutte le banche centrali mantengono sotto controllo la curva dei tassi d’interesse, facendo si che i tassi a breve siano sempre inferiori a quelli a lungo termine.
Una curva dei tassi “in ordine” rassicura gli investitori dei titoli di stato ed evita pericolosi scompensi di mercato che si ripercuoterebbero sui bilanci dei governi che emettono tali titoli.
Diversamente che per le altre bance centrali, per la BCE il controllo della curva dei tassi è molto piu’ complicato.
Infatti le altre banche centrali devono regolare i tassi dei titoli emessi da un solo paese di riferimento.
La BCE invece deve calibrare i tassi su ben 19 titoli diversi, emessi da tutti i paesi che hanno come valuta l’euro.
Mettiamo che il tasso ufficiale a lungo termine per l’eurozona venga fissato allo 0,5%. Dal momento che ciascuno dei 19 paesi che hanno l’euro emette i suoi propri titoli di stato a lungo termine, è necessario che i tassi di tutti questi paesi si armonizzino tra loro in modo da rispettare nel complesso il tasso ufficiale allo 0,5%.
Visto che le obbligazioni emesse da paesi come Italia, Spagna, Grecia, ecc. tendono ad avere tassi maggiori in relazione alle loro economie piu’ deboli, ecco che la BCE deve acquistare maggiori quantità di questi titoli, per rendere i loro tassi paragonabili a quelli di paesi come la Germania, l’Olanda ecc.
Se la BCE non facesse questo, il mercato percepirebbe che i tassi di questi titoli sono destinati a salire e quindi venderebbe i titoli in questione, innescando un effetto a cascata in cui le vendite aumentano i tassi, e questi incrementano vendite, e cosi’ via…
Finora la BCE è sempre riuscita ad evitare eventi del genere, modulando gli acquisti dei titoli di stato dei vari paesi in modo da “pareggiarne” i tassi.
Stranamente, come dicevamo, in occasione di alcune crisi politiche italiane particolarmente invise alle élites, questo equilibrio è sembrato andare fuori controllo, per poi ricomporsi una volta che la crisi era risolta.
Ci siamo sempre chiesti se questi squilibri “a comando” fossero intenzionali.
L’articolo di Bloomberg ce lo conferma, dichiarando che la BCE effettua realmente questo tipo di manipolazione e quindi ha realmente il potere di modificare i tassi relativi dei vari paesi a proprio piacimento.
Da parte nostra, aggiungiamo solo queste osservazioni:
– se tutti sanno che i tassi di certi paesi europei sono mantenuti bassi in modo artificiale, come mai le economie di questi paesi non vengono screditate dai media e continuano a godere della “stima” dei mercati e dei consessi internazionali?
– anche se la BCE sembra avere il controllo di tutto, esiste un caso in cui questo controllo potrebbe fallire (e stavolta per davvero, non per finta, come nelle crisi politiche italiane): il ritorno di una inflazione sull’euro.
Per ora la pandemia sta creando pressioni inflattive solo sul dollaro, ma chissà che in futuro anche l’euro dovrà capitolare…
In tal caso, le élites perderebbero la loro arma principale di ricatto politico sui paesi come l’Italia.