L’Estonia, il noto paese dove sono registrate molte attività fintech, molte delle quali operanti nel campo cripto, sta capitolando a causa dei nuovi regolamenti decisi dal governo per il rinnovo o la richiesta di nuove licenze.
Tutto sommato, il nuovo quadro legale recentemente approvato dall’Europa per i servizi legati alle cripto (da non confondere con le norme sulla privacy sui clienti di tali servizi, di cui abbiamo parlato in questi giorni) non prevedeva procedure particolarmente diverse da quelle già richieste ai servizi registrati nei paesi europei.
Avevamo percio’ ipotizzato che il rinnovo delle licenze (o la richiesta di nuove licenze) in Europa non avrebbe comportato particolari problemi, dato che si trattava di confermare quanto già ottemperato durante l’ottenimento delle licenze precedenti.
L’Estonia purtroppo, dimostra che avevamo torto…
Jerome Dickinson, consulente legale di OSOM Finance, un’azienda registrata appunto in tale paese, ha descritto in un’intervista a CoinDesk il clima di confusione e paura che regna in questi giorni tra le aziende che devono fare fronte alle nuove richieste del governo per il mantenimento delle licenze.
Dickinson parla di burocrati che ritardano volutamente i tempi di rinnovo, di denunce ingiuste e gratuite fatte ai manager o agli azionisti, di aumento delle tasse di registrazione, superiori a quelle richieste per le licenze bancarie, ma soprattutto della reintroduzione di regole che risalgono ai tempi precedenti all’epoca del boom digitale in Estonia. Regole che segnano la fine dell’innovativo assetto legale di cui l’Estonia si vantava di essere un esempio per l’intera Europa.
Come si puo’ immaginare, i dati piu’ recenti indicano che da marzo non ci sono piu’ nuove richieste di registrazione di aziende fintech in Estonia e che probabilmente il 50% delle aziende esistenti chiuderà.
L’Estonia digitale quindi sta finendo, anzi è già finita, e trascinerà con sé tutto il settore cripto europeo che era stato capace in due anni di attirare gran parte dell’industria legata al trading retail ereditata dalle popolazioni asiatiche.
La stagnazione dei servizi retail europei che avevamo iniziato a vedere dal lato degli utenti (causata cioè dal clima di paura scatenato dagli exchanges fra i loro stessi clienti), ora si estende dal lato dei servizi. Cioè ora sono gli stessi exchanges e altri servizi fintech a subire intimidazioni e minacce di chiusura da parte delle autorità regolatorie.
La rovina estone è solo la prima avvisaglia di una tendenza che si estenderà a tutti i paesi europei che avevano ospitato società legate al mercato cripto.
Ora, facciamo un po’ il punto della situazione…
Già da alcuni mesi avevamo segnalato sulla nostra pagina Telegram il progressivo congelamento del trading spot sugli exchanges evidenziato dalle metriche di Glassnode.
Fino ad ora ci eravamo allineati alle ipotesi di Glassnode, interpretando la fuga di capitali dagli exchanges come una fase ciclica del mercato (la famosa fase di accumulazione, che approfondisce il bear market e prepara i cicli rialzisti successivi).
Ora pero’ mi sembra che si stiano profilando dei veri e propri fattori macroeconomici che consolideranno il congelamento del mercato e trasformeranno questa fase ciclica in un vero e proprio criptowinter.
I fattori macroeconomici di cui parlo, li avevamo già elencati in un articolo precedente:
– L’accumulazione istituzionale di cripto in America
– L’uscita di scena delle popolazioni asiatiche ormai “zombizzate” e dedite al solo trading sui derivati legati alle cripto
– L’appiattimento del mercato retail europeo, che dal 2020 era diventato il motore principale delle dinamiche dei prezzi spot cripto.
La débacle estone segna un peggioramento di quest’ultimo fattore, perché a mio avviso preannuncia la completa stagnazione di questo settore in Europa.
Come detto, questi sono tutti fattori macroeconomici che contano, per il mercato cripto.
E quando ci sono importanti fattori macro in standby, il risultato è solo uno: un nuovo criptowinter.
Chi ha seguito i cicli precedenti delle cripto, sa bene cos’è un criptowinter e in cosa differisce da un semplice bear market.
Il vero criptowinter è quando ti guardi intorno e sembra che non ci sia alcuna speranza di ripresa per il settore…
E non si tratta di una semplice impressione personale, ma di un sentimento che riflette una situazione reale del mercato.
Oggi siamo di nuovo a questo punto.
Ti guardi intorno e sembra non ci siano piu’ ragioni per un possibile incremento dei prezzi.
In America, le cripto stanno diventando un asset riservato alle sole istituzioni (interessate, come detto in un precedente articolo, a ridurre la volatilità e appiattire i prezzi).
L’Europa sta congelando la sua industria retail (annullando il principale fattore dinamico sui prezzi di questo ciclo).
Ogni attività spot in Asia è capitolata sotto lo scacco di regimi dispotici che fanno impallidire quelli nostrani (e quindi le popolazioni di questi luoghi osano tradare ormai coi soli derivati, senza alcuna possibilità di influire sulle basi cicliche del mercato).
Tutto questo vuol dire una sola cosa: il ciclo che abbiamo vissuto dal 2020 a oggi è finito.
Dobbiamo attendere che altri fattori si concretizzino per innescare nuove dinamiche di massa che facciano ritornare gli investitori su questo mercato.
Dobbiamo attendere un nuovo ciclo, che avrà fondamentali diversi da quelli attuali.
Cosa fare quindi in pratica?
Usando per semplicità btc come benchmark di tutto il mercato, osserviamo che proprio ieri questa valuta è già scesa a 33.000 dollari. Da li’ si dovrebbe stare in panchina a guardare fino dove arriverà la discesa.
In un criptowinter i prezzi sono lasciati a se stessi e non c’è piu’ nulla che li sostiene.
Certo, ci potrebbe essere qualche trend a rialzo di breve termine generato sul mercato dei derivati, ma il mio suggerimento è quello di cercare sempre una spiegazione razionale a tali aumenti, consultando sia i nostri aggiornamenti sulle metriche di Glassnode (li pubblichiamo ogni settimana sul canale Telegram), sia le dinamiche sul mercato obbligazionario, di cui abbiamo spiegato l’importanza cruciale su tutti gli altri settori.
Solo quando le metriche di Glassnode e tutti gli altri fattori economici (obbligazioni in primis) che stiamo seguendo indicheranno una inversione di tendenza. Solo allora potremo interpretare i rialzi di breve termine come preludio di un nuovo ciclo rialzista stabile.
Fino a quel momento, suggerirei di iniziare ad accumulare i coin principali ogni volta che assisteremo a qualche discesa vertiginosa e “terrificante” nelle fasce di prezzo di btc inferiori ai 30.000 dollari.
Infatti, se siamo davvero al criptowinter, allora il punto di minimo del ciclo potrà finalmente essere raggiunto.
Per mesi abbiamo cercato invano di capire se il punto al quale eravamo poteva considerarsi un vero punto di minimo storico.
Ebbene, solo oggi, dopo mesi di attesa, inizia a farsi strada la prima, autentica speranza che il punto di minimo verrà raggiunto presto e quindi prima o poi un nuovo ciclo ci sarà; anche se al momento ci sembra del tutto impossibile…(anzi, proprio per questo)…