Nei nostri ultimi articoli ci siamo occupati spesso dei fattori economici che stanno trasformando il mercato dell’oro.
In questo ad esempio abbiamo spiegato come la finanziarizzazione (tramite derivati, Etf ecc.) a lungo andare abbia deteriorato questo mercato fino a portarlo al punto di rottura in cui il collaterale di metallo fisico reale non riesce piu’ a coprire il valore dei contratti derivati, a meno di non ricorrere a trucchi sempre piu’ complicati.
Per l’argento il punto di rottura è ancora piu’ vicino.
I grandi investitori ad esempio stanno prosciugando il Comex (la piazza americana dei derivati legati ai preziosi). Cioè stanno ritirando quasi tutto l’argento fisico posto a collaterale dei loro derivati.
Finora sono riusciti a farlo in modo lento e graduale, senza provocare allarmi o aumenti di prezzi. Ma prima o poi il prezzo dell’argento sarà costretto a reagire. Per non parlare dello shock che potrebbe comportare un crollo vero e proprio del Comex.
Infatti ormai al Comex ogni oncia fisica di argento deve fare da collaterale a ben 28 once cartacee. Ciò significa che, se per il 3,5% dei contratti cartacei venisse richiesta la consegna di metallo fisico, il Comex non avrebbe abbastanza argento per soddisfare la domanda.
Anche le scorte di argento della London Bullion Market Association (LBMA, la piazza dei derivati londinese) sono diminuite del 30% rispetto al picco del 2021:
E, contrariamente a ciò che succede per l’oro, in cui le piazze orientali hanno piu’ oro di quelle occidentali, per l’argento la piazza cinese è in un deficit peggiore di quello occidentale, sia per quanto riguarda l’argento fisico:
…sia per quanto riguarda l’argento a collaterale dei derivati:
Negli anni scorsi abbiamo anche accennato alla situazione davvero disperata che riguarda l’argento posto a collaterale degli Etf, ancora piu’ scarso di quello che garantisce i derivati.
Per fortuna, piu’ di recente, il bull market delle criptovalute ha convinto molti investitori a vendere quote di Etf legati all’argento per comprare quote degli Etf legati a bitcoin recentemente approvati in America.
Ciò ha portato al paradossale risultato di una decisa diminuzione di quote di questi Etf, nonostante il bull market dell’oro di questi mesi avrebbe al contrario dovuto portare a una ondata di acquisti anche nell’argento:
Come dicevo però, il fatto che gli investitori abbiano venduto le quote di Etf legati all’argento sta allontanando lo spettro di un crollo del collaterale di questi strumenti. Infatti, se gli acquisti di questi Etf fossero continuati ad aumentare come negli anni scorsi, l’argento a collaterale di tali quote forse a quest’ora sarebbe già finito…
Le cose non vanno meglio nel mercato spot (cioè negli scambi di argento fisico vero e proprio).
La domanda industriale di argento è cresciuta di un solido 11% raggiungendo il record di 654,4 milioni di once nel 2023, seguito dall’anno record del 2022.
Questo aumento costante della domanda, a fronte di una impossibilità di aumentare l’offerta (l’argento disponibile infatti è sempre piu’ o meno uguale da un decennio) ha portato il mercato a un cronico disavanzo tra domanda e offerta.
E’ dal 2021, infatti, che la domanda di argento ha superato l’offerta. E questo deficit si è accentuato negli anni, fino a raggiungere 184,3 milioni di once nel 2023, mentre si prevede che raggiungerà 215,3 milioni di once nel 2024.
Nonostante questa scarsità, il prezzo dell’argento è rimasto sempre molto basso e non ha ancora conosciuto quella “rivoluzione” epocale che abbiamo spiegato qui per il prezzo dell’oro.
Il motivo è senz’altro legato al fatto che l’oro, diventando uno strumento finanziario indispensabile per la Cina e gli altri paesi BRICS, è stato strappato dalle mani delle borse occidentali per essere manipolato in modo da avere una quotazione “muscolare” che sia in grado di reggere il confronto con le valute dei BRICS di cui funge da collaterale.
L’argento invece non ha assunto alcuna funzione monetaria, per cui è ancora sotto lo stretto controllo delle piazze occidentali, che, sempre piu’ a fatica, riescono ancora a manipolarlo a ribasso.
Questa differenza tra l’oro e l’argento si riflette nella incredibile discepanza dello storico rapporto tra le loro quotazioni, che negli ultimi anni è salito fino a stabilizzarsi intorno al valore di 80:1, quando storicamente questo valore è sempre stato intorno a 15:1, anche se da quando esistono le manipolazioni il valore si era stabilizzato intorno a 45-50:1.
Il caso dell’argento è quindi uno dei piu’ incoerenti al mondo e certamente costituisce una forte tentazione per gli investitori in cerca di asset in cui la divergenza tra economia fondamentale (relazione tra domanda e offerta) e quotazioni produce interessanti punti d’ingresso.
Qui in effetti la divergenza è tra le piu’ estreme della storia…
Ma si sa anche che l’argento, non solo è un asset fra i piu’ manipolati al mondo, ma ha anche una debolezza finanziaria (cioè non ha ruoli di spicco dal punto di vista valutario, monetario, ecc.) che lo rende poco reattivo di fronte alle manipolazioni a ribasso degli angloamericani.
Per portare quindi la manipolazione dell’argento al suo punto di rottura (come avvenuto negli ultimi 18 mesi con l’oro) è necessario che sia l’intero mondo finanziario occidentale a crollare. Se aspetti che sia l’argento ad emanciparsi da solo, campa cavallo!
Ma da questo punto di vista, le cose sono molto piu’ avanti di quanto si pensi…come mostra il seguente grafico:
Il grafico in alto mostra l’andamento dell’argento, mentre in basso abbiamo l’andamento del dollaro.
Le frecce rosse nei due grafici evidenziano come il prezzo dell’argento (simile a quello di qualsiasi altra materia prima o metallo) è sempre stato inverso a quello del dollaro.
…tranne nell’ultimo rialzo dell’argento di queste settimane, che, per quanto non sia stato eccezionale, si distingue perché per la prima volta l’argento è salito nonostante anche il dollaro fosse in salita.
Questo fatto indica che l’argento, pur essendo finanziariamente “debole”, sta diventando meno debole del dollaro.
Infatti la salita del dollaro mostrata dal grafico indica semplicemente che il suo tasso di cambio si sta rafforzando rispetto ad altre valute fiat. Quindi indica che le altre valute stanno messe peggio del dollaro, non certo che il dollaro si stia rafforzando in termini di potere d’acquisto.
La perdita della correlazione inversa tra argento e dollaro è quindi il segno di una debolezza delle valute fiat in generale ed ha lo stesso significato sistemico della perdita della correlazione inversa tra oro (e argento) con i tassi d’interesse di cui abbiamo parlato qui.
Si tratta quindi di una perdita di valore e di autorevolezza di tutto il sistema delle valute fiat nel suo complesso.
La crisi delle valute fiat quindi è in una fase talmente avanzata da permettere persino al “debole” argento di fare la figura del leone! E questo, prima o poi, non potrà non riflettersi sul prezzo.
Anche se l’argento di per sé ha meno forza intrinseca dell’oro, la sua eccezionale sottovalutazione, perseguita in oltre un decennio dal sistema finanziario occidentale, farà da cassa di risonanza (con una clamorosa risalita verticale delle quotazioni) di una eventuale crisi, scivolone o evento sistemico che prima o poi dovrà pure accadere in un sistema in fase cosi’ avanzata di putrefazione.
Ecco perché l’argento resta l’asset piu’ interessante di questo inizio secolo e merita una costante attenzione da parte degli investitori.