Piu’ si avvicina la data fatale: il 15 gennaio, piu’ i media ci rassicurano che tutto è pronto per la storica firma per la “fase uno” dell’accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti.
Ma a uno sguardo ravvicinato, gli aspetti paradossali di alcuni dettagli dell’accordo che dovrebbe essere sottoscritto mercoledi gettano forti dubbi sulla sua realizzazione.
Secondo i media, i termini dell’accordo di mercoledi sono i seguenti:
1. Gli USA non attueranno gli aumenti delle tariffe di importanzioni di beni cinesi stabiliti il 15 dicembre scorso e non rinnoveranno metà degli aumenti delle tariffe già in vigore da settembre.
2. In cambio, la Cina farà del suo meglio per acquistare 40 miliardi di prodotti agricoli dagli USA.
Ma questo grafico della Goldman Sachs mostra l’impossibilità che il secondo punto dell’elenco possa realmente essere attuato:
Come si vede in figura, se davvero la Cina acquistasse 40 miliardi di prodotti agricoli dagli USA, ci sarebbe un aumento epocale di esportazioni dagli USA (rettangolo rosso), pari a un incremento volumetrico del 235%, rispetto alle esportazioni del 2019.
Il grafico mostra che già dal 2018 le esportazioni USA verso la Cina erano scese drasticamente. E nel frattempo altri paesi, soprattutto del Sud America si sono andati via via sostituendo agli USA, stipulando contratti pluriennali ancora in essere.
Un aumento del 235% dei volumi di esportazioni USA in Cina taglierebbe fuori i volumi di questi paesi, soprattutto Argentina e Brasile, con un effetto domino sui prezzi e sulla stabilità di tutto il settore agricolo mondiale.
Il commento di Agritrend su Twitter è molto piu’ terra terra e ci fa capire immediatamente quanto è paradossale questo accordo, quando afferma che con una spesa di 40 miliardi, la Cina potrebbe comprare l’intero raccolto di soia ottenuto quest’anno in tutti gli Stati Uniti…
Se un simile programma di acquisti in grande stile fosse reale, il settore delle Commodities in borsa invertirebbe per sempre il suo ribasso decennale e si avrebbe una bolla di prezzi simile a quella di bitcoin (non il timido rimbalzo evidenziato in verde qui sotto):
Lo stesso avverrebbe per i prezzi di molte aziende agricole, per non parlare delle quotazioni dello yuan…
Detto questo, le ipotesi sono due:
- i termini dell’accordo sono stati divulgati in modo impreciso da Lighthizer, il rappresentante del commercio USA. Ma il termine “impreciso” è un eufemismo, perché si tratterebbe di un errore colossale che getterebbe discredito sulle competenze (e sulle capacità di intendere e di volere) di Lighthizer stesso. Oppure…
- l’accordo è l’ennesima bufala concordata tra i due paesi litiganti per non far crollare le borse e rimandare ancora un po’ l’inevitabile “esame di realtà” dei mercati, in attesa forse di sbloccare la situazione con altri negoziati.
Insomma, date queste premesse, sono proprio curioso di vedere cosa accadrà fra una settimana…
Il team di Strategie Economiche
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