Si sa che il prezzo dell’oro è manipolato e che ogni previsione sul suo trend rischia di essere puntualmente smentita.
Ci sono però dei dati interessanti che possiamo usare almeno per prevedere un suo movimento di breve (qualche mese).
I contratti future sull’oro sono dati oggettivi che non mentono e vanno diritti al punto. E oggi questi contratti hanno raggiunto un estremo che negli ultimi 8 anni hanno toccato solo tre volte, cioè nel 2007, nel 2009 e nel 2013.
Ogni volta che è stato raggiunto questo estremo, l’oro ha recuperato di 200 dollari in pochi mesi.
Non è la palla di vetro che ti svela il destino del dio giallo nei prossimi decenni, ma è già qualcosa.
Il grafico qui sopra mostra il COT (Committment of Traders) fra i grandi speculatori sull’oro.
Il COT è un report settimanale del Comitato dei Futures sulle Materie Prime che ti dice quanti contratti future sono detenuti dai traders.
Come si vede nel grafico, i grandi speculatori non stanno sottoscrivendo quasi alcun contratto. Siamo ai minimi storici molto simili ai valori contrassegnati dagli altri cerchi verdi (cioè le date a cui mi riferivo: 2007, 2009 e 2013).
In corrispondenza di quei minimi abbiamo avuto nella curva nera sovrastante dei rally nel prezzo dell’oro di circa 200 dollari (frecce rosse).
La conseguente previsione nel breve termine è di tipo storico, nulla è scolpito sulla pietra, e te la ripeto per esteso:
negli ultimi 8 anni, le tre volte in cui il COT ha toccato un minimo analogo a quello di oggi, l’oro è salito di circa 200 dollari in pochi mesi.
Previsioni di breve a parte, possiamo però considerare questa situazione in un quadro più ampio.
Un estremo così storicamente significativo nel COT, in un contesto di altri segnali analoghi, potrebbe suggerirci qualcosa anche sul trend di lungo periodo dell’oro.
Il grafico che avevamo appena visto è la foto istantanea del comportamento attuale degli investitori. Ma cosa succede se osserviamo lo stesso comportamento nel lungo termine?
Come illustra il grafico qui sopra, dopo la ripida discesa del prezzo per oncia dal 2012 al 2013, il trend dell’oro sta attraversando la lunga fase che alcuni analisti chiamano del “sandpapering”, cioè della limatura con carta vetrata.
In sostanza: il grosso degli investitori ha lasciato l’oro nel 2013, dopodiché il mercato ha iniziato a eliminare i pochi trader ancora rimasti come un falegname che, dopo aver tagliato una tavola con l’accetta, finisce di ridurla in modo più fine con la carta vetrata.
Durante la fase del “sandpapering” gli alti e bassi del prezzo non portano da nessuna parte e finiscono con lo sfiancare anche gli investitori più tenaci, che a ondate successive lasciano il mercato.
In questa lunga fase laterale il mercato si sbarazza degli ultimi scampoli di ottimismo.
Per dirla con Brent Cook, un esperto di investimenti in compagnie minerarie, “tutti i brevi slanci di ottimismo che ancora resistono si infrangono uno dopo l’altro”, finché i trader non vogliono nemmeno sentir parlare di oro.
Ma questo non è forse l’ennesimo segnale che siamo arrivati al limite per la discesa dell’oro?
Come abbiamo visto più sopra, nessun trader sottoscrive più futures. Ma questa è solo la parte finale di un trend che il secondo grafico ci dipinge come una fuga quinquennale arrivata alla fase di esaurimento.
Infatti, la lateralità del trend dal 2014 a oggi indica che anche le vendite si stanno esaurendo. Infatti, per vendere bisogna aver prima acquistato qualcosa. Non si può vendere il nulla…
In pratica, il mercato dell’oro non ha quasi più nulla che può essere ancora venduto. Dopo aver finito gli acquisti, siamo anche alla fine delle vendite.
Ed è proprio questo l’aspetto che dovrebbe avere un ribasso arrivato al capolinea.
Basta così, ti ho presentato i dati così come sono, senza specularci sopra più di tanto. Traine tu le considerazioni che credi…
I miei abbonati a Cash Sentinel, che sono nell’oro da molto tempo, forse non dovranno più pazientare a lungo.