Se nel bel mezzo di una crisi economica la banca centrale pubblica un appello a rendere segreti i bilanci delle banche, vuol dire che dobbiamo davvero allarmarci.
E’ proprio cio’ che sta succedendo negli USA, dove il ramo newyorkese della Federal Reserve ha pubblicato in questo articolo un’analisi storica approfondita della crisi del ’29 che mostrerebbe l’utilità di nascondere i bilanci bancari nei momenti di crisi.
Precisiamo, a scanso di equivoci, che la Fed di New York non è uno dei tanti uffici periferici della banca centrale americana. Al contrario, la Fed di New York è la filiale operativa principale della Federal Reserve, in quanto si occupa di attuare nella pratica tutte le misure decise a livello federale.
La Fed di New York, in quanto società privata le cui quote sono detenute dalle principali banche private americane, in sostanza è la centrale operativa di tutto il sistema bancario americano.
Quindi se questa istituzione chiave del sistema finanziario USA pubblica un appello a oscurare i bilanci delle banche, possiamo scommettere che tali bilanci nei prossimi mesi saranno in grado di generare un allarme sociale, se restassero visibili per tutti.
La cosa non dovrebbe stupire, dato che le banche USA stanno per affrontare un lungo periodo in cui i mutui delle famiglie, dei grandi proprietari immobiliari e degli imprenditori non verranno pagati per molti mesi, cosi’ come gli affitti delle famiglie e dei locali commerciali, mentre il mercato dei subprime legati ai debiti delle carte di credito e delle auto continueranno la loro caduta che era già iniziata prima della crisi.
Nella visione della Fed di New York, i prevedibili effetti distruttivi di questa situazione creerebbe delle disparità tra i bilanci delle banche piu’ in difficoltà e quelle che riusciranno ancora a stare a galla, col pericolo che si crei una fuga di capitali e un travaso di questi verso le banche migliori.
E qui la preoccupazione della Fed non è rivolta ai capitali depositati dalle famiglie e dai singoli individui (che in America non costituiscono una quota rilevante degli asset bancari), ma piuttosto ai depositi delle aziende, delle multinazionali, degli hedge funds e degli enti governativi statali e locali.
Se questi depositi venissero a mancare in una singola banca, questa si avvierebbe al default dopo 24 ore…
Ma peggio ancora, questo effetto si ripercuoterebbe sui rendimenti delle obbligazioni che verrebbero vendute assieme a tutti gli altri asset detenuti da questi grandi depositi, finendo col vanificare gli sforzi monetari della banca centrale.
Insomma, se ve ne fosse ancora bisogno, questo è un altro allarmante indizio della precarietà della situazione.
Nonostante la cifra di 1300 miliardi al mese di liquidità iniettati dalla Federal Reserve sembri una quantità enorme, è evidente che non basta a riportare la situazione alla normalità, bensi’ solo a mantenere in vita un equilibrio precario che un soffio di vento puo’ sempre scompaginare…
E se questo vale per l’America, vale anche di piu’ per l’Europa…
Il team di Strategie Economiche