La politica dei dazi americana sta portando inattese conseguenze nel mercato occidentale dell’oro, già provato dalla pressione asiatica e soprattutto cinese che ha sottratto a Londra il suo tradizionale controllo sui prezzi di questo metallo (come spiegato qui).
Conseguenze dei dazi sul prezzo dell’oro in dollari
Il Messico e il Canada sono due dei maggiori fornitori di oro importato dagli Stati Uniti. Delle 12,1 tonnellate di oro importate negli Stati Uniti a ottobre 2024, i primi tre fornitori sono stati la Colombia (25% del totale), il Messico (24% del totale) e il Canada (13% del totale). Di conseguenza, i dazi del 25% sull’oro importato dal Messico o dal Canada aggiungerebbero 700 $ l’oncia al prezzo dell’oro. Dunque, ipotizzando il prezzo attuale dell’oro di 2800 $, il prezzo finale dovrebbe arrivare a un incredibile 3500 $ l’oncia. Tutto ciò in un contesto in cui l’oro ha già raggiunto un massimo storico.
Lo squilibrio dei prezzi e dei flussi di oro tra Londra e New York
I timori di prezzi di importazione più alti hanno perciò innescato una corsa per importare oro fisico negli Stati Uniti, con i trader del COMEX che hanno aumentato i prezzi dei future sull’oro per assicurarsi un’esposizione a una quantità sufficiente di oro consegnabile negli Stati Uniti.
Questa impennata di prezzo a sua volta ha costretto i venditori allo scoperto a coprire le loro posizioni; il che ha spinto i prezzi del COMEX più in alto rispetto al prezzo spot LBMA di Londra. Cosi’, man mano che lo spread COMEX-Londra si allargava, i trader di Londra si sono affrettati a trasportare più oro a New York per sfruttare l’opportunità di arbitraggio.
La “corsa agli sportelli” al Comex
La previsione di un aumento del prezzo dell’oro ha anche fatto aumentare le richieste di consegna di oro fisico da parte dei possessori di certificati di deposito (derivati) al Comex. Nella piazza newyorkese infatti i detentori a lungo termine non hanno rinnovato i loro contratti, ma hanno deciso di riscattare l’oro fisico alla scadenza del contratto.
In totale, nei primi 2 giorni di febbraio sono andati in scadenza e riscattati 40.649 contratti, che rappresentano 126 tonnellate di oro per un valore di 11,38 miliardi di $.
Londra rifornisce New York per consentire di far fronte a queste richieste di riscatto
A dicembre 2024, le esportazioni di oro da Londra direttamente negli Stati Uniti sono aumentate di 64,5 tonnellate, un aumento di 11 volte rispetto al mese precedente e il totale mensile più alto da marzo 2022. Allo stesso modo, anche l’oro svizzero è stato instradato verso Londra e poi inviato agli Stati Uniti. A dicembre, infatti, le esportazioni di oro svizzero verso Londra sono aumentate anche di 14,3 tonnellate, da 1 tonnellata durante il mese precedente.
Per rifornire New York, Londra rischia una carenza di oro fisico
Mercoledì 29 gennaio, il London Financial Times ha diffuso la notizia di una carenza di oro nel mercato di Londra. In un articolo intitolato “Gold Stockpiling in New York leads to London shortage”, il giornale ha rivelato che la minaccia dei dazi statunitensi e l’opportunità di arbitraggio sul COMEX hanno creato una carenza estrema di oro in cui “l’attesa per ritirare i lingotti conservati nei caveau della Banca d’Inghilterra è aumentata da pochi giorni a quattro-otto settimane”.
Per fare fronte a queste carenze, le banche della London Bullion Market Association (LBMA) hanno preso in prestito oro dalla Banca d’Inghilterra in modo da trasportarlo via mare a New York.
La carenza di oro a Londra potrebbe diventare sistemica
Normalmente erano gli Stati Uniti a importare oro esente da dazi da Canada e Messico, rifornendo il Regno Unito e la Svizzera.
Perciò, anche se l’attuale inversione di questo flusso da Londra a New York per fare fronte alle aumentate richieste di riscatto al COMEX di New York fosse solo un fenomeno transitorio, il mancato apporto sistemico di oro canadese e messicano nel Regno Unito potrebbe restringere ulteriormente la liquidità nel mercato LBMA di Londra.
L’unica soluzione alternativa sarebbe che Messico e Canada dirottassero il loro oro direttamente alle raffinerie in Svizzera o in altre località, bypassando completamente gli Stati Uniti. Tuttavia, ciò creerebbe comunque ritardi logistici e potenziali dislocazioni nella catena di fornitura globale dell’oro, esercitando ulteriore pressione sulle scorte di oro disponibili a Londra.
Uno sguardo sull’argento
Messico e Canada sono anche i due maggiori fornitori di argento degli Stati Uniti. Ad esempio, nel mese di ottobre gli Stati Uniti hanno importato 163.000 kg di argento dal Messico e 92.500 kg di argento dal Canada.
Nel mese di ottobre 2024, Messico e Canada hanno rappresentato l’80% di tutte le importazioni di argento dagli Stati Uniti. L’imposizione di una tariffa di importazione del 25% sulle importazioni di argento dal Messico e dal Canada avrà quindi un impatto negativo enorme sul mercato dell’argento degli Stati Uniti. Con quali conseguenze? Staremo a vedere…
Conseguenze sistemiche a lungo termine sull’oro
Se lo spread tra le due piazze rimane elevato per un periodo prolungato, si pone la questione di quanto oro il mercato di Londra può continuare ancora a fornire a New York prima che le scorte non riescano piu’ a reggere.
La persistenza dello spread suggerirebbe anche che non si tratterebbe solo di un problema di arbitraggio a breve termine, ma dell’inizio di una crisi sistemica all’interno della quale potrebbe persino esserci un programma di accumulo strategico da parte del governo degli Stati Uniti sotto la cortina fumogena delle tariffe, forse mirato a drenare la liquidità dell’oro da Londra e consolidare le riserve auree nei caveau americani.
Se le scorte d’oro di Londra si esaurissero più velocemente di quanto possano essere ripristinate, si potrebbe innescare una stretta dell’offerta che esporrebbe le debolezze del mercato globale dei lingotti e forzerebbe un drastico riprezzamento (verso l’alto) dell’oro fisico, soprattutto se altre banche centrali o altre entità sovrane, soprattutto asiatiche, reagissero accelerando il proprio ritiro di oro da Londra.
La domanda cruciale quindi è se l’attuale crisi sia solo una dislocazione temporanea o l’inizio di un più ampio spostamento del mercato globale dell’oro dai derivati verso il metallo fisico.
Inutile dire che monitoreremo attentamente questo importante fenomeno.