Ieri avevamo appena pubblicato un articolo sulla possibile escalation militare del conflitto fra i due produttori mondiali di petrolio: America e Regno Saudita, a poche ore dal crollo dei futures del petrolio trasmesso dai media in serata.
Oggi pubblichiamo questo aggiornamento sui risvolti del conflitto che i media stanno nascondendo. Ci sono infatti delle novità spiacevoli.
Nell’articolo precedente avevamo accennato al fatto che Trump, con l’aiuto di alcuni paesi europei, stava preparando un colpo di stato contro Maduro per impossessarsi delle riserve del Venezuela e far alzare cosi’ le quotazioni a un livello accettabile per la sopravvivenza dei produttori di scisto americani.
Avevamo anche detto che, nonostante i paesi europei avessero già inviato navi da guerra presso le coste venezuelane, affondando anche una nave della guardia costiera locale, l’operazione è stata bloccata dal push di alcuni generali del Pentagono, che si sono rifiutati di imbarcare gli equipaggi sulle navi con la scusa del Covid-19.
Ieri, approfittando della situazione di quasi colpo di stato creata da questi generali, con conseguente congelamento della capacità di risposta militare americana nel breve termine, l’Arabia Saudita ha inviato presso le coste USA 20 tanker con 40 milioni di barili di greggio allo scopo di inondare ulteriormente i depositi americani di materia prima (l’articolo del WSJ qui).
Le petroliere dovrebbero arrivare presso le coste del Texas e della Louisiana a maggio.
Secondo Kirk Edwards, presidente della compagnia texana Latigo Petroleum, questa iniziativa saudita è la “Pearl Harbour dei produttori americani di scisto”. E, come l’analogo episodio che costrinse gli USA a scendere in guerra durante il secondo conflitto mondiale, anche questa vicenda potrebbe spingere Trump a prendere iniziative senza precedenti, magari di tipo militare.
Come potrebbero essere attuate tali iniziative, visto l’attuale standby della marina militare e l’insubordinazione del Pentagono, è pero’ tutto da vedere.
Di certo questo doppio attacco all’America, sia interno che esterno, non promette niente di buono….