Strategie Economiche ha iniziato da tempo a segnalare ai suoi lettori un fenomeno che avrà un impatto senza precedenti negli equilibri finanziari globali.
Parlarne ora puo’ sembrare strano, proprio nel mezzo delle guerre mercantili (vere o finte che siano) tra gli USA e la Cina. Ma per la verità, questo articolo non viene pubblicato oggi per caso, sia perché dobbiamo informare di quanto accadrà proprio a maggio, sia per far capire che le analisi serie basate su fatti documentati non possono essere influenzate dalla cronaca superficiale dei giornali.
Inoltre, se investire vuol dire anticipare eventi che possono creare profitti a lungo termine (e farlo mentre la massa degli investitori non si è ancora posizionata per approfittarne), allora questa è la migliore situazione che si possa immaginare per i prossimi 5 anni; e non va certo messa sotto al moggio solo perché i tweet di Trump vanno di moda.
Di cosa si tratta?
MSCI, l’indice ufficiale finanziario che copre quasi tutta la varietà di asset globali disponibili, ha annunciato quasi due anni fa che avrebbe iniziato a includere i titoli di borsa cinesi noti come “A-shares” nei suoi indici dei mercati emergenti.
I titoli “A shares” rappresentano aziende che hanno sede nella Cina interna e quindi differiscono dalle “H shares”, quotate a Hong Kong, che invece rappresentano aziende internazionali cinesi, già presenti da tempo nelle borse occidentali e negli indici.
Data la vastità dell’economia cinese – ancora quasi del tutto “nascosta” alla disponibilità delle borse non cinesi -, la decisione di includere finalmente la seconda economia mondiale negli indici di borsa è un evento paragonabile alla formazione dell’Oceano Atlantico 150 milioni di anni fa.
Un cambiamento epocale, che è anche inesorabile…
Non solo si tratta di un cambiamento di portata epocale, ma è anche una evoluzione inevitabile, dal momento che è stata decisa ai massimi livelli istituzionali e finanziari, come abbiamo spiegato in questo dossier.
Il dossier spiega infatti che l’inclusione della seconda economia mondiale nelle borse mondiali sarà un meccanismo “a cascata”: man mano che MSCI includerà nuove quote di “A shares” nell’indice, tutti i grandi fondi di investimento saranno obbligati (e sottolineo, obbligati) ad acquistare i titoli “A shares” nella percentuale esatta stabilita dall’indice.
L’obbligo deriva dal fatto che si tratta di un ribilanciamento ufficiale degli equilibri finanziari, quindi tutti gli operatori dei mercati sono chiamati ad ottemperare, in modo da rendere effettive, e non solo sulla carta, le percentuali che MSCI mostrerà nel nuovo paniere dei suoi indici.
Questa evoluzione geologica epocale alla fine porterà centinaia di miliardi di dollari nei titoli e negli Etf cinesi, soprattutto quelli che hanno come sottostante le famose “A shares”; e lo farà quasi indipendentemente da ciò che sta accadendo in Cina o nell’economia globale.
Tuttavia, a causa delle enormi dimensioni di questo evento, MSCI non può semplicemente portarlo avanti in una notte …Sarebbe troppo distruttivo per i mercati globali.
Una rivoluzione a tappe, che a fine maggio toccherà un punto massimo
Esiste percio’ un programma di inclusione graduale, della durata di alcuni anni, col quale MSCI integrerà quote di “A shares” secondo percentuali ben definite.
Il primo passo di questo programma è stato compiuto lo scorso maggio (2018), quando l’MSCI ha aggiunto un piccolo numero di azioni A all’Indice dei Mercati Emergenti, pari al 2,5% del suo obiettivo di inclusione a lungo termine.
In agosto, MSCI ha raddoppiato l’inclusione al 5% del suo obiettivo a lungo termine.
Insieme, queste due fasi hanno portato la ponderazione totale di azioni A a circa lo 0,75% dell’indice totale.
Questo mese, MSCI inizierà un altro giro di inclusioni …
A maggio, la quota di “A shares” integrata nell’indice sarà di gran lunga la più grande finora mai attuata. Tanto che anche il Wall Street Journal questa mattina non ha potuto fare a meno di parlarne (cito):
“Alla fine di questo mese, MSCI inizierà ad aumentare il peso degli stock della Cina continentale, chiamati “A shares “, in diversi dei suoi indici. È il primo di tre aumenti che quest’anno quadruplicherà il peso delle azioni A nell’indice MSCI Emerging Markets al 3,3% entro la fine del 2019. ”
Questo round aumenterà il “peso” o il “fattore di inclusione” delle azioni A cinesi dal 5% al 20% rispetto all’obiettivo a lungo termine di MSCI. Di conseguenza, entro la fine di quest’anno verranno investiti circa 50 miliardi di dollari in questi stock.”
Tuttavia, come notato dalla rivista, anche dopo questo massiccio riposizionamento, le azioni A cinesi avranno ancora un peso totale di appena il 3,3% nell’indice MSCI Emerging Markets, ossia poco più di un sesto della ponderazione finale prevista, che è del 18%.
Sulla base di questa aspettativa, ma anche di altri due meccanismi che abbiamo opportunamente evidenziato in questo dossier, i titoli e gli Etf cinesi sono già partiti alla grande quest’anno …
Anche dopo il sell-off provocato dalle intemperanze di Trump, il benchmark dell’Indice Shanghai Composite è cresciuto di quasi il 20% da inizio anno, a fronte di poco più del 15% dell’indice S & P 500.
Ma i mercati non se ne sono accorti…
Tenendo conto di questa sovraperformance, basata non su eventi speculativi passeggeri, ma su un cosiddetto fattore economico “fondamentale” (cioè il programma ufficiale di inclusione deciso da tutta la finanza globale), ci si aspetterebbe che la maggior parte degli investitori stia facendo man bassa di titoli e Etf cinesi.
Niente di tutto questo (e si tratta di una situazione, per quanto paradossale, assolutamente vantaggiosa per chi vuole posizionarsi nel modo migliore in questo trend). Un rapporto del Wall Street Journal di mercoledì scorso ha analizzato questa bizzarria, dicendo tra l’altro (cito):
“Il 2019 doveva essere l’anno in cui molti investitori occidentali avrebbero iniziato ad acquistare azioni cinesi. Si sta rivelando invece il primo anno in cui molti investitori hanno iniziato a venderli …
Gli investitori stranieri stanno scaricando le azioni quotate a Shanghai e Shenzhen attraverso la piattaforma Stock Connect di Hong Kong. Nelle ultime 20 sessioni di trading fino al 14 maggio scorso, sono state vendute “A shares” per un valore di 52 miliardi di yuan ($ 7,56 miliardi), che al netto degli acquisti, è l’importo maggiore finora registrato …”.
Ora, non è un caso che il Wall Street Journal pubblichi questi dati.
Si tratta infatti di informazioni preziose che valgono molto piu’ del prezzo del quotidiano in cui sono stati pubblicati.
Vediamo infatti cosa ci dicono, fra le righe:
- Le azioni cinesi stanno già battendo praticamente ogni altro mercato nel mondo e stanno per ottenere un altro forte incremento dalla prossima inclusione di MSCI (la piu’ grande finora mai attuata).
- L’inclusione del MSCI è un fattore economico fondamentale, che percio’ avrà un effetto inevitabile sulla realtà che ci circonda. Vale a dire che le quotazioni dei titoli e degli Etf legati alle “A shares” si incrementeranno attraverso l’immissione di soldi veri, non con i tweet e i titoli del telegiornale (i grandi fondi saranno obbligati a trasferire materialmente 50 miliardi di dollari entro fine 2019 su questi asset, a prescindere dalle guerre commerciali e dagli scoop dei media).
- Nonostante l’inevitabilità di questo meccanismo, come spesso accade a Wall Street, gli investitori si lasciano influenzare dall’emotività e dall’immediato, trascurando quei fattori che invece sono alla base dell’economia e che alla fine prevalgono su tutto. Percio’, di fronte al sicuro ingresso di 50 miliardi di dollari nelle “A shares” cinesi, la massa degli investitori vende questi titoli (proprio cosi’…), provocando un calo delle quotazioni peggiore di quello avvenuto nel 2018.
Ora, un investitore esperto non puo’ non capire di essere di fronte alla migliore opportunità che si sia mai presentata quest’anno.
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Magari è meglio essere ancora piu’ chiari:
- Hai un mercato che dall’inizio del 2019 ha già battuto lo S&P500, nonostante i forti cali di questi giorni.
- Hai un programma ufficiale, deciso a tavolino dalla finanza internazionale, che incrementerà matematicamente ancora di piu’ questo mercato.
- Non hai il problema di dover trovare un punto d’ingresso favorevole (cioè un prezzo di entrata abbastanza basso) in questo investimento praticamente garantito, perché contrariamente al solito, la massa degli investitori non si è già accaparrata tutta la parte bassa del trend, ma anzi ha deciso di regalarti il migliore punto d’ingresso che potevi sperare, anche rispetto a quello che si era già formato nel 2018.
Come dicevo all’inizio di questo articolo, se investire in modo professionale vuol dire trovare le occasioni migliori al prezzo migliore, anticipando i trend prima che la massa faccia salire troppo le quotazioni lasciandoti con un palmo di naso, non esiste una situazione migliore per descrivere questo concetto.
Dovrebbe essere inserita nei manuali di economia. E forse un giorno lo sarà.
Ma per ora, è meglio non spargere troppo la voce…
L’unica cosa che un investitore accorto puo’ fare di fronte a tutto questo è posizionarsi subito, scegliendo i titoli o gli Etf migliori e comprando ai saldi di stagione.
Se sei indeciso su cosa fare e vuoi essere guidato nella scelta di questi titoli, ti ricordo che Strategie Economiche ha un ottimo servizio di “alert” gestito da un analista americano reclutato apposta per il pubblico italiano.
In questo servizio abbiamo già incluso in portafoglio alcuni Etf legati a questo trend (e in seguito includeremo altre “A shares” o Etf ad esse legati…si tratta di un trend molto lungo, quindi avremo molto da lavorarci).
Siamo appena agli inizi ed è il momento migliore per agire prima che la massa se ne accorga…
Buon trading!